Pestata a sangue, violentata e minacciata di morte per oltre 20 anni? Condannato l’ex marito a 4 anni e 4 mesi

Non solo, poiché il giudice lo ha condannato al pagamento di 25mila euro, come risarcimento in favore della vittima, che si era costituita parte civile

Era accusato di avere pestato a sangue, violentato e minacciato di morte l’ex moglie, durante la convivenza durata per oltre 20 anni.
Al termine del processo con rito abbreviato, il gup Alcide Maritati ha inflitto la pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione ad un 43enne di Nardò, per maltrattamenti (dopo aver riqualificato il reato di stalking) e violenza sessuale. Non solo, poiché il giudice lo ha condannato al pagamento di 25mila euro, come risarcimento in favore della vittima, che si era costituita parte civile con l’avvocato Francesco Risi. L’imputato, difeso dagli avvocati Francesca Conte e Raffaele Benfatto, potrà presentare ricorso in Appello, una volta depositate le motivazioni della sentenza (entro 60 giorni).
L’uomo venne arrestato in flagranza di reato nel dicembre scorso dai carabinieri della stazione di Nardò, guidati dal comandante Vito De Giorgi, allertati dalla vittima e condotto nel carcere di Borgo San Nicola, come disposto dal sostituto procuratore Luigi Mastroniani. L’uomo si trova attualmente si trova agli arresti domiciliari.
È dunque emerso come l’uomo negli ultimi mesi, pedinasse e molestasse telefonicamente la ex compagna. Fino all’episodio che ha portato al suo arresto. Nel corso delle indagini sono venuti a galla, una serie di gravi episodi di violenza quotidiana, avvenuti a partire dal 2003. L’uomo, spesso sotto effetto di alcool e stupefacenti, avrebbe insultato l’allora moglie, pretendendo di trovare il piatto pronto, dopo essere ritornato in tarda serata. E colto da attacchi di gelosia, l’avrebbe costretta a rimanere in casa o ad indossare abiti accollati anche in estate. Inoltre, le avrebbe impedito di terminare il percorso di studi e di conseguire il diploma. Non solo, poiché l’avrebbe minacciata di morte con un fucile a canne mozze e l’avrebbe percossa brutalmente, colpendola ripetutamente anche quando era incinta. In un’altra circostanza, invece, le avrebbe provocato una lesione al timpano, a causa delle botte. E ancora, avrebbe dilapidato il denaro necessario al sostentamento della famiglia. In base a quanto emerso dalle indagini, il marito violento avrebbe anche costretto ripetutamente la donna a consumare rapporti sessuali, provocandole ematomi su tutto il corpo.