Puglia, allevamenti e florovivaismo al collasso. Cia: “Subito gli aiuti”

Il settore lattiero-caseario registra il crollo delle vendite, costi triplicati per nutrire il bestiame. Crisi totale per il settore florovivaistico: a rischio aziende e posti di lavoro. In crisi anche l’indotto

“Bisogna intervenire subito a livello nazionale e regionale per fare in modo che il latte prodotto in questo periodo venga prontamente utilizzato dai caseifici presenti sul territorio per la produzione di paste, caciocavalli e formaggi, oltre che bloccare le importazioni per favorire il consumo della produzione del nostro territorio”.

Lancia un grido di allarme Emanuela Longo, direttore provinciale di CIA Salento. La situazione del settore lattiero-caseario in provincia di Lecce, come in tutta la Puglia, è al collasso e non si ha memoria di un altro periodo in cui è stata così grave.

Il comparto lattiero-caseario regionale conta oltre 5mila aziende, 2mila con vacche e bufale e circa 3mila con ovini e caprini da latte. L’impatto del settore è molto rilevante sia dal punto di vista occupazionale che sociale, visto che la presenza di questi allevamenti nelle province pugliesi è un presidio del territorio e un’ancora di salvezza contro lo spopolamento delle zone rurali.

“Il nostro settore – dichiarano dalla CIA -, anche volendo, non può fermarsi: gli animali devono essere nutriti ogni giorno, ridurre la produzione semplicemente non è possibile, così come è impossibile ridurre le razioni per l’alimentazione poiché significherebbe fare ammalare il bestiame e aggiungere emergenza a emergenza”.

Florovivaismo al collasso

L’altro settore più colpito è quello del florovivaismo”, ha dichiarato Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia.

Il comparto, in Puglia, si concentra nei due grandi poli di Terlizzi in provincia di Bari e Taviano in provincia di Lecce, e rappresenta un settore di tutto rispetto che a livello nazionale supera il 5% della Produzione lorda vendibile agricola.

“Non si vendono più né fiori né piante, perché tutto è bloccato, anche le cerimonie e le ricorrenze, vale a dire le occasioni in cui normalmente si vendono più fiori. La produzione del comparto è rappresentata da prodotti deperibili. Il comparto è al collasso con il rischio del fallimento. La stragrande maggioranza delle aziende ha la produzione invenduta, con destinazione macero’’.



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