Credito d’imposta nella Zes Unica, Federaziende: ‘Rischio beffa per le piccole e medie imprese del Sud’

Mazzotta: ‘I piccoli imprenditori vengono tagliati fuori dalla misura a causa dell’importo minimo di investimento fissato a 200mila euro’.

Non cessano le polemiche dopo il provvedimento del Consiglio dei Ministri che ha raddoppiato l’entità delle risorse disponibili per il riconoscimento del credito d’imposta per gli investimenti realizzati nella Zes Unica del Mezzogiorno dal 1° gennaio 2024 fino al 15 novembre 2024. La disposizione approvata incrementa il plafond a disposizione di 1,6 miliardi di euro portandolo ad oltre 3,2 miliardi.

Tuttavia, come detto, l’annuncio dell’ incremento significativo delle risorse destinate al credito d’imposta per le Zone Economiche Speciali del Mezzogiorno non è stato accolto da tutti con entusiasmo.

Federaziende, la principale associazione di categoria che rappresenta le imprese del Sud, ha espresso forti perplessità sulle nuove misure, sottolineando come queste non risolvano i problemi strutturali che affliggono le piccole e medie imprese del territorio.

Di certo su un punto fermo tutti possono concordare: l’entità del credito di imposta verrà calcolata sulla base degli investimenti concretamente realizzati ed indicati nelle comunicazioni integrative e non già, come avvenuto con il provvedimento adottato lo scorso 22 luglio (provvedimento che aveva sollevato un polverone ma che adesso è da ritenersi definitivamente superato viste le nuove norme approvate nelle scorse ore dal Consiglio dei Ministri), sulla base di mere intenzioni di investimenti.

Se per il Ministro Fitto si è trattata di una tempesta in un bicchiere d’acqua e se molti esponenti della maggioranza di governo plaudono al piatto più ricco, molti tecnici del settore non la pensano così.

Il punto di vista di Federaziende

Eleno Mazzotta, Segretario Generale Nazionale di Federaziende, ha criticato duramente il provvedimento governativo. Secondo Mazzotta l’incremento delle risorse, pur positivo, non è sufficiente a risolvere i problemi di fondo. In particolare, l’associazione sottolinea:

Instabilità normativa: le continue modifiche alle norme rendono difficile per le imprese programmare gli investimenti a lungo termine;

Risorse insufficienti: nonostante l’aumento, le risorse destinate al credito d’imposta rimangono ancora troppo limitate per sostenere in modo efficace lo sviluppo delle imprese del Sud;

Esclusione delle PMI: l’importo minimo di investimento richiesto per accedere al credito d’imposta penalizza fortemente le piccole e medie imprese, che rappresentano la maggior parte del tessuto produttivo del Mezzogiorno.

Rischio di concentrazione delle risorse: Federaziende teme che le risorse aggiuntive possano essere concentrate nelle mani delle grandi imprese, a discapito delle PMI.

Le richieste di Federaziende

Simona De Lumé, presidente di Federaziende

Per superare queste criticità, Federaziende chiede:

Stabilità normativa: é necessario garantire una maggiore stabilità normativa per favorire la programmazione degli investimenti;

Aumento delle risorse: le risorse destinate al credito d’imposta devono essere ulteriormente incrementate per sostenere in modo efficace lo sviluppo delle imprese del Sud;

Abbassamento dell’importo minimo di investimento: per consentire anche alle piccole imprese di accedere al credito d’imposta.

Misure specifiche per le PMI: é necessario prevedere misure specifiche per sostenere le PMI, come semplificazioni burocratiche e percorsi di accompagnamento all’innovazione.

Le dichiarazioni di Federaziende mettono in luce le criticità del provvedimento governativo sul credito d’imposta ZES. È fondamentale che le istituzioni ascoltino le istanze delle imprese e adottino misure concrete per rendere questo strumento un vero e proprio volano per lo sviluppo del Mezzogiorno.

L’intervento del Segretario Generale Nazionale di Federaziende, Eleno Mazzotta

Il Segretario Generale di Federaziende, Eleno Mazzotta

‘Le norme cambiano continuamente e nel caso di specie le risorse rimangono ancora irrisorie e nel mentre rimane tutto bloccato. I piccoli imprenditori vengono, ancora, tagliati fuori dalla misura a causa dell’importo minimo di investimento che è fissato e pari a 200mila euro. Ora ci auguriamo di non dovere assistere a scelte regionali che indirizzino risorse economiche della coesione esclusivamente in favore delle grandi imprese per rimediare alle incapacità governative a cui abbiamo assistito. Ricordiamo che il tessuto economico salentino è rappresentato per oltre il 70% da micro e piccole imprese.’’



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