Conclusa la campagna elettorale dei candidati alla poltrona di Presidente della Regione Puglia, la parola passerà agli elettori. Due i giorni ‘concessi’ per recarsi alle urne che resteranno aperte domenica 23 novembre, dalle 7.00 alle 23.00 e lunedì 24 novembre, dalle 7.00 alle 15.00. Più tempo a disposizione per gli elettori per scegliere chi raccoglierà l’eredità di Michele Emiliano.
Dopo Antonio Decaro che ha deciso di scendere in campo, forte del mezzo milione di preferenze raccolte alle ultime elezioni europee, anche il centrodestra ha trovato la quadra in Luigi Lobuono, imprenditore nel settore dell’editoria, già presidente della Fiera del Levante e candidato sindaco del centro-destra alle elezioni amministrative di Bari del 2004. In realtà il primo candidato ufficiale, anzi la prima candidata ufficiale è stata è Ada Donno, del Partito Comunista. Completa la rosa Sabino Mangano, sostenuto da Alleanza Civica per la Puglia.
Come si vota
Il sistema elettorale regionale è un proporzionale a turno unico. Secondo la legge elettorale è eletto Presidente il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti validi in ambito regionale. Vince chi prende anche un solo voto in più rispetto all’avversario. Una volta aperta la scheda, al chiuso delle urne, l’elettore potrà scegliere di votare per il solo candidato a Presidente, tracciando un segno sul rettangolo oppure per una sola lista. E in questo secondo caso il voto alla lista verrà automaticamente indirizzato anche al Presidente di riferimento. Si potrà scegliere anche di inserire la preferenza, scrivendo il nome accanto alla lista di appartenenza e crociando il simbolo elettorale. Attenzione è prevista la possibilità della preferenza di genere.
La preferenza di genere
Ciascun elettore può esprimere due voti di preferenza per i candidati di una lista purché non siano dello stesso sesso. In questo caso sarà annullata la seconda preferenza. Il voto di preferenza si esprime scrivendo il nome (o il nome e il cognome) del candidato al consiglio regionale (maschile o femminile) o dei candidati (uno maschile e uno femminile) sulle righe disegnate accanto al simbolo del partito.
Voto disgiunto
Ultima opzione – la più temuta o sperata a seconda dei punti di vista – è il cosiddetto voto disgiunto, crociando il nome di un candidato presidente da un lato e di una lista e di un consigliere a lui non correlati dall’altro. Insomma sulla scheda ci potranno essere al massimo due croci: una per il governatore ed una per la lista accanto al nome del consigliere prescelto.
A contare saranno solo i voti
Il risultato finale si conoscerà soltanto a notte inoltrata (sarà data la precedenza allo spoglio delle schede del referendum sul taglio dei parlamentari), ma a pesare, come sempre, sarà l’incognita dell’astensionismo. Visto il periodo, molti a conti fatti potrebbero scegliere di disertare le urne. A seggi chiusi l’unico a vincere potrebbe essere il partito degli astenuti con tutti gli interrogativi che l’esercito del non-voto, giustamente, solleva.
Astensionismo, crollo dell’affluenza, crisi della partecipazione, disaffezione della politica, saranno le parole chiave del day after, quelle su cui riflettere, fare analisi e autocritica. Più forse dell’esito stesso della consultazione che, mai come in questa tornata, non è possibile prevedere.
