Il vento dell’astensionismo soffierà sulle regionali in Puglia? Ecco come si vota

Conclusa la campagna elettorale scandita dal Coronavirus, domenica la parola passerà finalmente agli elettori chiamati a scegliere tra una rosa di otto candidati. Con l’incognita di sempre: l’astensionismo.

Conclusa la campagna elettorale che ha costretto i candidati in corsa per la poltrona di Presidente della Regione Puglia ad inserire nell’agenda scandita da programmi, idee e appuntamenti anche le regole per evitare la diffusione del Coronavirus, la parola passerà agli elettori. Due i giorni ‘concessi’ per recarsi alle urne che resteranno aperte domenica 20 settembre, dalle 7.00 alle 23.00 e lunedì 21 settembre, dalle 7.00 alle 15.00. Più tempo a disposizione per gli elettori – oltre tre milioni e mezzo di aventi diritto al voto – per scegliere tra una rosa di 8 candidati, evitando assembramenti pericolosi in un momento in cui il Covid19 sta ancora imponendo la sua presenza.

Secondo i sondaggi la riconferma di Michele Emiliano, Governatore uscente e vincitore delle primarie del centrosinistra con il 70% delle preferenze, è tutt’altro che scontata. A contendergli la guida di via Capruzzi ci sarà un ex, Raffaele Fitto sostenuto, come non accadeva da tempo, dal centrodestra unito, tolta Fiamma Tricolore che ha deciso di puntare su Pierfrancesco Bruni. In campo anche Antonella Laricchia, per il Movimento Cinque Stelle, che non ha voluto accettare gli inviti a fare un passo indietro per “aiutare” il magistrato che ora strizza l’occhio ai pentastellati, sperando nel voto disgiunto. In caso di testa a testa con il competitor di Maglie, questa possibilità potrebbe essere una ancora di salvezza.

Completano la lista dei candidati che si sono presentati ai nastri di partenza Ivan Scalfarotto, il nome che è riuscito a mettere d’accordo Carlo Calenda, leader di Azione e Matteo Renzi, numero uno di Italia Viva. Nicola Cesaria sostenuto da Lavoro Ambiente Costituzione, Mario Conca sostento da Cittadini Pugliesi-Conca Presidente e Andrea D’Agosto appoggiato da Riconquistare l’Italia.

Come si vota

Il sistema elettorale regionale è un proporzionale a turno unico. Vince chi prende anche un solo voto in più rispetto all’avversario. Una volta aperta la scheda, al chiuso delle urne, l’elettore potrà scegliere di votare per il solo candidato a Presidente, tracciando un segno sul rettangolo oppure per una sola lista. E in questo secondo caso il voto alla lista verrà automaticamente indirizzato anche al Presidente di riferimento. Si potrà scegliere anche di inserire la preferenza, scrivendo il nome accanto alla lista di appartenenza e crociando il simbolo elettorale. Attenzione è prevista la possibilità della preferenza di genere.  

La preferenza di genere

Ciascun elettore può esprimere due voti di preferenza per i candidati di una lista purché non siano dello stesso sesso. In questo caso sarà annullata la seconda preferenza. Il voto di preferenza si esprime scrivendo il nome (o il nome e il cognome) del candidato al consiglio regionale (maschile o femminile) o dei candidati (uno maschile e uno femminile) sulle righe disegnate accanto al simbolo del partito.

Voto disgiunto

Ultima opzione – la più temuta o sperata a seconda dei punti di vista – è il cosiddetto voto disgiunto, crociando il nome di un candidato presidente da un lato e di una lista e di un consigliere a lui non correlati dall’altro. Insomma sulla scheda ci potranno essere al massimo due croci: una per il governatore ed una per la lista accanto al nome del consigliere prescelto.

A contare saranno solo i voti

Il risultato finale si conoscerà soltanto a notte inoltrata (sarà data la precedenza allo spoglio delle schede del referendum sul taglio dei parlamentari), ma a pesare, come sempre, sarà l’incognita dell’astensionismo. Visto il periodo, molti a conti fatti potrebbero scegliere di disertare le urne. A seggi chiusi l’unico a vincere potrebbe essere il partito degli astenuti con tutti gli interrogativi che l’esercito del non-voto, giustamente, solleva. Certo, le amministrative potrebbero spingere gli elettori ad andare a votare

Astensionismo, crollo dell’affluenza, crisi della partecipazione, disaffezione della politica, saranno le parole chiave del day after, quelle su cui riflettere, fare analisi e autocritica. Più forse dell’esito stesso della consultazione che, mai come in questa tornata, non è possibile prevedere.



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