
L’evento è stato organizzato dall’Università Telematica degli Studi IUL in collaborazione con ANP- Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e alte Professionalità della scuola, con l’Istituto di Istruzione Superiore “A. De Pace” di Lecce e il Centro Studi Erickson. Affinché possa dirsi che una scuola funzioni, non è importante che gli alunni conseguano solo buoni voti ma è essenziale che sviluppino capacità tali da diventare cittadini attivi nel mondo globale di oggi.
È questo l’obiettivo da raggiungere nell’ambito della formazione scolastica, come spiega Serena Greco, ricercatore di Indire nonché promotrice dell’incontro. Bisogna formare i docenti in questa direzione, attraverso le tre parole chiave: leadership, inclusione e innovazione. Il preside di una scuola deve saper mantenere la sua figura autorevole ma allo stesso tempo dev’essere in grado di cambiare l’approccio rispetto al passato. Lo sa bene la preside dell’istituto De Pace, Silvia Madaro Metrangolo, che si impegna in prima linea per realizzare questi tipi di dibattiti nella sua scuola.
Sul termine inclusione è intervenuto Dario Ianes, docente dell’università di Bolzano e del Centro Studi Erickson, spiegando due concetti alla base di esso: universalità ed equità: «Dobbiamo trovare il coraggio di far diventare normali le differenze,il piano didattico formativo va arricchito ma non sostituito. L’inclusione non riguarda solo gli alunni con vari BES (bisogni educativi speciali), ma la giustizia sociale e i diritti umani di ogni alunno e cosa fa la scuola per ridurre qualsiasi processo di marginalizzazione, per compensare con equità quelle differenze che potrebbero produrre un deficit di uguaglianza sostanziale e di pari opportunità, per promuovere il massimo potenziale negli apprendimenti e nell’appartenenza sociale”. Ianes sostiene che le differenze vanno utilizzate come una leva, come un cacciavite per produrre gli apprendimenti cognitivi e disciplinari oltre che empatici. Promuovere la eterogeneità e gestirla bene crea maggiori risultati in termini d’insegnamento, ciò non secondo una credenza ideologica ma in base a studi e ricerche certificati.
Successivamente, sul tema dell’innovazione, ha preso parola Antonello Giannelli, Presidente Nazionale ANP, spiegando che la scuola esige oggi una rivoluzione paradigmatica, culturale e metodologica fatta con gentilezza, cioè non imposta dall’alto ma attraverso spinte e stimoli che partano dal basso: «Il valore della scuola consiste nell’insegnare a ragionare, a sviluppare competenze metodologiche. Come diceva Einstein: L’istruzione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto ciò che si era imparato a scuola».
Riguardo al digitale, il professore ha ribadito come presto l’offerta di lavoro sarà sempre più intellettuale, per cui chi non imparerà ad utilizzare le tecnologie rimarrà indietro e sarà dipendente dell’altra parte della società. I lavori manuali non esisteranno più, ci saranno sempre più macchine a sostituire le braccia umane e in quel momento l’Italia avrà bisogno di giovani che abbiamo capacità di problem solving. Per tanto, il ruolo della scuola è di impostare una didattica incentrata sulle competenze, sulle soft kills e sull’educazione alla cittadinanza e al rispetto dell’altro.
Infine, Massimo Faggioli, direttore del dipartimento di scienze umane dell’università UIL, ha presentato l’offerta formativa IUL, in particolare il percorso “Expert Teacher” e il Master in Alta Dirigenza scolastica, in quanto fondamentale offrire ai docenti un’opportunità formativa continua.
Èora che l’Italia sotto questo punto di vista si svegli, perché come se ne sono accorti esperti che per fortuna ancora non sono andati a far carriera all’estero, qui di scuola non si parla, non c’è dibattito. Il problema dell’educazione è un problema di ricchezza del paese. Dai convegni come questo, si può iniziare a cambiare qualcosa.