
Secondo Enzo Bearzot aveva una classe infinita, secondo il presidente della Repubblica Sandro Pertini era addirittura il miglior calciatore italiano di quegli anni. Di certo Franco Causio è stato un campione completo, un asso del Calcio nazionale.
Lo chiamavano il Barone per la sua eleganza e per i suoi movimenti signorili, era un giocatore che sapeva sempre cosa fare e, probabilmente, insieme a Gianni Rivera e Sandro Mazzola è stato il calciatore che meglio ha interpretato il gioco più bello del mondo negli anni ’70. Solo che Causio ha vinto di più, ben 6 scudetti contro i 4 di Mazzola e i 3 di Rivera. Ed è stato anche campione del mondo con la Nazionale italiana.
Il leccese Causio comincia la sua carriera negli anni ’60, quando mette in luce le sue non comuni doti di grande giocatore. La sua fortuna, come era avvenuto prima per l’antesignano dei calciatori leccesi, Mimmo Renna, era stato Attilio Adamo. Fu proprio il presidente e allenatore della Juventina a inviarlo in serie C alla Sambenedettese nel 1965, dopo aver disputato l’anno precedente qualche partita con la maglia del suo Lecce. Qui lo adocchia la Juventus che lo reclama, ma dopo un esordio precoce in serie A (una sola presenza nella stagione 67-68) viene mandato a farsi le ossa in cadetteria a Reggio Calabria. Dopo la Reggina, messosi in luce come giocatore di categoria superiore, viene preso in serie A dal Palermo nella stagione 1969-70. L’anno dopo torna alla Juve per restarvi 11 anni e per vincere la bellezza di 6 scudetti in bianconero.
Il primo arriva nel 1972, l’ultimo nel 1981 in piena era Trapattoni. Ma è dopo il passaggio all’Udinese che Franco Causio si consacra come uno dei calciatori più prestigiosi del campionato italiano.
Tre anni eccezionali per lui. Indimenticabile la stagione 83-84 quando all’Udinese arriva quello che veniva considerato in quel momento il più forte giocatore del mondo e cioè Zico, probabilmente insieme a Maradona e Platini il calciatore più forte che abbia giocato in Italia negli anni ’80. La coppia Causio-Zico dava spettacolo, incantava il pubblico e incuteva timore negli avversari.
Ma la sorpresa più importante nella carriera di Causio si verificò nel 1982, quando alla veneranda età di 33 anni compiuti il commissario tecnico della Nazionale Enzo Bearzot lo convocò per i mondiali di Spagna. Causio, protagonista assoluto dei mondiali di Argentina ’78, fa il suo dovere e in segno di riconoscenza il grande Bearzot lo mette in campo negli ultimi due minuti della finale contro la Germania Ovest vinta per tre a uno dagli azzurri. Indimenticabile l’immagine, rimbalzata in tutto il mondo e passata negli annali della storia, della partita a scopone scientifico sull’aereo che riportava a casa la Nazionale campione del mondo. Causio e Bearzot contro Pertini e Zoff.
Nell’84-85 fu l’Inter a volersi fregiare della classe di Causio, anche se per il Barone quella non fu una stagione memorabile. Ormai 36enne Causio accettò l’offerta della squadra della sua città che nel 1985, per la prima volta nella propria storia, aveva raggiunto la massima serie. La classe e i gol di Causio non furono sufficienti a salvare il Lecce dalla più mesta e repentina delle retrocessioni. Fu l’ultima stagione di Causio in serie A, la diciannovesima in carriera, ma non fu l’ultima da calciatore professionista, perché il Barone continuò a giocare da protagonista fino a 39 anni nelle file della Triestina in serie B.
Vive dal 1981 a Udine e oggi è uno dei commentatori più attivi e apprezzati di Sky Sport.