Siamo arrivati, anche quest’anno, alla stagione della raccolta delle angurie nella zona del Salento che ha come principale centro produttivo Nardò. “E anche quest’anno la preoccupazione più grande è che qualsiasi errore di superficialità, di improvvisazione e approssimazione finirà con l’essere pagato, pesantemente, dalla parte più debole, in tutta questa annosa vicenda: i lavoratori”. Così Antonella Cazzato e Antonio Gagliardi – rispettivamente segretaria confederale Cgil Lecce e Segretario generale Flai Cgil Lecce in una nota stampa congiunta pervenutaci in redazione.
Durante il tavolo tecnico che si è svolto ieri sera, 9 giugno, nella sala consiliare del Comune di Nardò, la Cgil e la Flai Cgil, presenti insieme a una delegazione di lavoratori, si sono visti costretti a rilevare una serie di errori, pur riconoscendo il tentativo di intervenire in modo più organizzato, rispetto agli anni passati.
A tal proposito, La Cgil e la Flai hanno già iniziato a svolgere la propria attività sindacale sul campo, incontrando i lavoratori, e annunciano che ogni giovedì pomeriggio alle 16.30, a partire dal 12 giugno, saranno presenti con un secondo camper (oltre a quello Flai) nei pressi di Masseria Boncuri, attrezzato, con la collaborazione degli operatori INCA, per svolgere attività patronali in favore dei lavoratori migranti. Cerchiamo (così come stanno facendo anche altre associazioni) di svolgere un concreto servizio di legalità e tutela dei diritti nell’interesse, non solo di questi lavoratori, ma di tutto il territorio e della sua comunità.
E non solo. È stato annunciato l’allestimento di una tendopoli nei pressi della cosiddetta ex falegnameria. “Rileviamo purtroppo – continua il comunicato – che essa sarà allestita in un’area priva di alberi e di ombreggiatura, problema che rende inabitabili le tende a causa delle alte temperature estive. “Manifestiamo perplessità per il numero esiguo di posti (circa 90, secondo quanto riferito dall’amministrazione) e per l’assenza di chiarezza sui criteri di assegnazione dei posti e di ingresso nel campo ai lavoratori”. “Riteniamo però che sia urgente l’allestimento delle tende, sia per adeguarne modalità e organizzazione, sia per rispondere alle già numerose presenze di lavoratori nel territorio. Lavoratori che oggi sostano in casolari fatiscenti, pagandone l’affitto ai caporali”.
Si parla di lavoratori stranieri, molti di essi stagionali, che attraversano tutta l’Italia per lavorare nei territori interessati dalle raccolte di frutta e ortaggi. In questi anni di faticosa attività sindacale, la Flai e la Cgil di Lecce hanno avuto modo di conoscere da vicino, uno a uno, questi lavoratori e la realtà in cui vivono e lavorano. Il 90% di loro ha una storia di migrazione, di sacrificio e privazione, e continua nel nostro territorio a condurre un’esistenza durissima.
Ma non è la pietà né la carità ciò che cercano: essi chiedono di vivere e lavorare in condizioni dignitose e di avere riconosciuti i diritti sindacali sul lavoro. Chiedono delle regole che consentano loro di avere una reale alternativa al sistema illegale e fortemente radicato del caporalato.
Un’alternativa che si può certamente realizzare, ma soltanto se il livello di consapevolezza e di impegno si eleva non soltanto tra i lavoratori, ma anche tra le istituzioni, gli amministratori, le parti datoriali, i cittadini.
“Dopo lo sciopero dei braccianti del 2011 – scrivono – nato dalle assemblee nella masseria Boncuri di Nardò (chiusa e lasciata in abbandono dall’anno successivo), sono stati fatti dei passi avanti, soprattutto dal punto di vista normativo, ma, nel nostro territorio, continuano a ripetersi, ogni anno, gli stessi grossolani errori da parte di molti. Errori che fanno pagare, ogni anno, un prezzo salato alla maggioranza dei lavoratori: lo stato di ricatto e di sottomissione ai caporali, gli unici a detenere il controllo totale e complessivo sull’organizzazione di vita e di lavoro dei braccianti”.