
L’impressione, da quando sono state rese note le dichiarazioni di Carmine Schiavone, ex boss dei Casalesi oggi collaboratore di giustizia rilasciate nel lontano 1997 alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Campania, è che si sia sollevato un tappeto dove era stata nascosta la polvere. Tanta polvere, per di più pericolosa. Nonostante il tentativo di seppellire la verità sotto la cenere, la stessa che rimaneva dopo i fuochi appiccati di notte per smaltire quei rifiuti tossici provenienti da mezza Italia e che hanno dato il nome di «terra dei fuochi» a una delle zone più belle e fertili dell’Italia, è venuta finalmente alla luce. Rende l’idea, insomma.
Poi la notizia che anche il Salento da spettatore di un dramma ne era diventato protagonista. È vero? Non è vero? Nessuno può saperlo. E allora giù a cercare risposte, a tentare di ricostruire una storia, triste quanto drammatica, ad individuare quei punti "sospetti" dove scavare. Le ruspe lavorano fin dalle prime ore del mattino, prima in una campagna, poi in un’altra. In alcuni casi non trovano nulla, in altri il terreno restituisce materiale di ogni tipo.
Ed in tutto ciò la Regione ad oggi che cosa ha fatto? E soprattutto cosa ha intenzione di fare? A porre queste domande è il consigliere regionale di Forza Italia, Luigi Mazzei «nella azione di bonifica delle discariche sul nostro territorio – scrive in una nota il consigliere calimerese – i comuni non possono essere lasciati soli e la Regione deve smetterla con questo assurdo scarica barile».
Le parole non bastano più ed i cittadini hanno il diritto di vivere in ambienti salubri dove, se fosse vero, è necessario riportare alla luce l’azione criminosa di chi nel corso degli anni ha pensato di interrare rifiuti, a volte, altamente tossici. «Del resto, – prosegue Mazzei – riguardo al fatto che è in capo alla Regione il servizio di bonifica risulta evidente dai compiti dell’Ente di via Capruzzi in materia di ecologia. Basta andare al sito internet ecologia.regione.puglia.it per avere evidenza di ciò che spetta alla Regione Puglia in merito al servizio del ciclo dei rifiuti e bonifica. Infatti, si legge a chiare lettere: “in materia di rifiuti la Regione Puglia prevede differenti azioni finalizzate alla loro riduzione in termini di quantità e pericolosità… per quanto riguarda i siti inquinati, ossia quelle porzioni del suolo e del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee che presentano livelli di contaminazione pericolosa per la salute pubblica e per l’ambiente, la Regione Puglia cura e coordina gli interventi di bonifica e messa in sicurezza, regolamentando le diverse funzioni attribuite agli enti coinvolti (Province, Comuni, Arpa) e mettendo a loro disposizione strumenti, metodi e risorse”».
Strumenti, metodi e risorse «quali di queste tre azioni la Regione ha messo a disposizione dei Comuni?» si chiede Mazzei che poi risponde «a noi pare che non ne abbia messa nessuna. Del resto, l’Ente di via Capruzzi ha un piano dei siti inquinati dal 2006 ad oggi, ma dopo otto anni la Giunta Vendola non è riuscita a destinare nessuna risorsa per la bonifica delle ex discariche. Di esempi se ne potrebbero fare tanti e sono all'ordine del giorno in queste ultime ore. A distanza di anni, ancora ci si interroga sulle competenze. Come si può scaricare sui Comuni le responsabilità di bonifica quando la Regione non è riuscita ad utilizzare bene i fondi comunitari? Sarebbe bastato invitare gli stessi Comuni a presentare progetti di bonifica su appositi bandi».