L’estate si era aperta con l’esito delle Elezioni regionali e la tradizionale analisi del voto che questa volta si è rivelata impietosa per buona parte del Centrodestra.
Da un lato il ridimensionamento ai minimi storici di Forza Italia, dall’altro la rivoluzione fallita di Raffaele Fitto che alla fine, almeno nel Salento, ha portato a risultati piuttosto modesti sui quali riflettere seriamente e dai quali è difficile immaginare una ripartenza in termini di credito ed entusiasmo.
Molti seguaci del leader magliese non hanno capito le scelte di Fitto, altri, dopo l’esito infausto a livello elettorale, non le vogliono capire più, ponendosi ai margini della scena e al di fuori della sequela fittiana.
In realtà sul piano politico le mosse di Fitto non sono state sbagliate, ciò che è mancato è stata la fiducia nei confronti di un leader che non sembra più in grado di riscaldare i cuori e di ottenere i trionfi elettorali di un tempo.
La performance fantasmagorica delle Europee è un ricordo lontano, e, tutto sommato, non si può dire che sia stata una vittoria che ha portato molti frutti all’ex delfino di Berlusconi, non tanto per il successivo allontanamento dalle posizioni berlusconiane, sempre più isolate e rinchiuse tra i miasmi del famigerato cerchio magico, quanto per il contestuale allontanamento di pezzi strategici del suo entourage, delusi o piegati dai colpi di un eccessivo protagonismo leaderistico di Fitto che sembrava l’emulo perfetto del dileggiato Silvio.
Oggi di quella galassia fittiana, saldata in una salentina via lattea forzista, resta pochissimo. Ex assessori e consiglieri provinciali rimasti senza un ruolo, consiglieri regionali appiedati dalle decisioni delle urne e una schiera piuttosto nutrita di seconde linee, intorpidite da liste d’attesa lunghissime, si sono messi di traverso o al di fuori della linea dei Riformatori fittiani, di cui resta un leone rampante, molte bello a vedersi certamente, come belli sono i leoni di molti stemmi nobiliari che sormontano i portali di vecchi e decadenti palazzi delle nostre contrade.
