Il gasdotto si farà, e si farà nei tempi previsti. I No-Tap contro il Governo

La TAP si farà. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita in Azerbaigian ha confermato l’impegno dell’Italia che non ostacolerà la costruzione del corridoio meridionale del gas. 

Le speranze di chi confidava che il Governo “giallo-verde” avrebbe fermato la costruzione del Gasdotto si sono infrante contro le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ha rassicurato le autorità azere sull’impegno dell’Italia per portare a termine il «Corridoio Meridionale del Gas». Insomma, nonostante le polemiche, le manifestazioni, gli scontri all’ombra del Cantiere di San Basilio, l’opera – che continua ad essere considerata strategica – non solo si farà, ma si farà rispettando la tabella di marcia.

È questione di impegni presi, che devono essere rispettati per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico e “liberarsi” della Russia. 980 chilometri di lunghezza, tre Paesi attraversati, circa 100 hub, 30-35 miliardi di metri cubi all’anno di gas: questa sarà la Trans Adriatic Pipeline approderà a Melendugno.

«Andremo avanti» ha dichiarato il Capo dello Stato in visita a Baku. L’avanti è una marcia indietro per i No-Tap che ora puntano il dito contro gli esponenti del Governo.

Civati: “Di Battista scenderà in piazza?”

«Hanno chiesto i voti dei no-Tap, illudendoli di osteggiare il progetto. Alessandro Di Battista, in una manifestazione dell’aprile 2017, ricordava come fosse ‘giusto scendere in piazza e protestare’ e aggiungeva rivolto ai presenti ‘ognuno di voi chiami due, tre amici e andate al presidio e non dovrete sbagliare niente’, bollando l’opera come ‘inutile’. Un concetto già espresso nel 2014, in una nota congiunta, da deputati e senatori. Ma appena arrivati al governo è stato tolto il velo all’opportunismo: il progetto andrà avanti. Nessuna intenzione di fare barricate, come promesso» ha dichiarato Giuseppe Civati, chiedendo se Di Battista scenderà di nuovo in piazza a protestare

«Del resto – ha concluso il fondatore di Possibile – molto abilmente, il tema del gasdotto Tap era stato stralciato dal contratto di governo».

Pagliaro: “Un film già visto”

«Lo sapevamo che i giochi erano fatti. Lo sapevamo già che il Salento era stato svenduto a una multinazionale, ne abbiamo parlato quando ancora si poteva fare qualcosa, quando non credevamo a Vendola che si nascondeva dietro le sue bugie, ma era tutto previsto: la TAP doveva approdare a San Foca in una delle spiagge più belle» ha dichiarato Paolo Pagliaro dell’Ufficio di Presidenza Nazionale di Forza Italia che, in una nota, ha parlato di Festival dell’ipocrisia.

Non poteva mancare la ‘frecciatina’ al ministro per il Sud, Barbara Lezzi e ai pentastellati che hanno chiesto, insieme alla gente del posto, di fermare la TAP, salvo poi “alzare le mani”. «È un film già visto e il finale l’ha scritto il Presidente della Repubblica insieme al ministro degli Esteri, Enzo Moavero, che ha rassicurato l’Azerbaijan», continua Pagliaro che ha definito dialogo “trasparente e non di facciata” con la gente del posto, inutili come l’approdo TAP a Melendugno. «I pugliesi, in questo caso i salentini – ha concluso – non protestano, ma difendono soltanto la propria terra, troppe volte violentata dagli interessi economici e depauperata dalle politiche scellerate della sinistra e poi presa in giro dai grillini che avevano promesso quello che non potranno mantenere».

Poli Bortone: “Attendiamo uno scatto di dignità del Ministro Del Sud “

«Una beffa ai danni dei salentini ed una truffa politica nei riguardi di quel 70% ed oltre di voti dati a Melendugno dai pentastellati per sostenere le ragioni del no di Tap. Le parole di Mattarella mettono una pietra tombale sulle speranze di quanti avevano creduto alle promesse elettorali dei Cinque Stelle, promesse che si pensava avrebbe potuto essere mantenute dal Ministro del Sud Barbara Lezzi che ad oggi non si è ancora rivelata ministro per il Sud», ha affermato in una nota Adriana Poli Bortone.

«Penso che i suoi elettori si aspettino almeno uno scatto di dignità rispetto alla chiara e forte presa di posizione del presidente della Repubblica che ha dimostrato di non voler avere considerazione alcuna delle promesse fatte in campagna elettorale dagli esponenti pentastellati. Siamo sempre più convinti che più che di un ministero, il Mezzogiorno abbia bisogno di un grande movimento di casa, così come auspicavamo sin dal 2009».



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