Tutto cominciò con uno scontro infuocato all’ombra di un’antenna radio, quando Radio Padania interferì con Radio Rama utilizzando il trasmettitore di Alessano per diffondere una programmazione leghista che fu definita arrogante e prevaricatrice.
Fu la scintilla che permise all’editore di Radio Rama e leader del Movimento Regione Salento Paolo Pagliaro di confrontarsi con l’allora direttore di Radio Padania (anche nelle tv nazionali), oggi segretario della Lega Nord, Matteo Salvini e che ha rafforzato una conoscenza e un rispetto maturati nel solco dei cosiddetti movimenti territoriali.
Il punto è che Salvini, nonostante il suo corredo leghista, viene considerato una dote di tutto rispetto per la politica italiana. A lui guardano con attenzione personaggi storici della destra come Adriana Poli Bortone, mentre oggi il Movimento Regione Salento giunge addirittura ad immaginare un percorso di rinascita e redenzione per la Lega Nord in modo da darne legittimazione oltre i confini della Padania.
Una strada ardita che secondo Pagliaro potrebbe portare ad una conversione politica della Lega e a una convergenza programmatica per il futuro.
Esprimere solidarietà per la vile aggressione subita di recente dal leader leghista era il minimo ha spiegato Pagliaro pubblicamente, ma per il Movimento Regione Salento c’è molto di più.
E qual è la novità? Beh la novità è che il leghista nemico dell’euro e dei clandestini sta ad ascoltare, prendendo per buoni alcuni suggerimenti dati dallo stesso Pagliaro, il quale non nasconde a nessuno la sua considerazione per un leader ormai maturo e agguerrito come Metteo Salvini.
Ma non è così facile perché far digerire al Sud, in Puglia o nel Salento la linea oltranzista del partito fondato da Umberto Bossi al grido di “terrun terrun” non sarà cosa agevole. Ecco allora che Pagliaro, secondo i bene informati, sarebbe pronto a proporre alla Lega le condizioni per un’intesa possibile.
Da Movimento territoriale a Movimento territoriale, con tutto il rispetto delle proporzioni però.
Non si dovrà più parlare di indipendenza ma di territorialità e autonomia. Non secessione ma unità d’Italia e federalismo. E poi ci sarebbe da pensare un cambio del nome e del simbolo Lega Nord (così com’è chi lo voterebbe mai a sud di Roma?). Infine sarebbe importante, se non fondamentale, rinnegare lo spirito antimeridionalista che anima troppe uscite infuocate dei verdi padani.
Se ciò avvenisse, e sarebbe una rivoluzione, il dialogo con i movimenti territoriali di casa nostra sarebbe non solo possibile ma molto probabile.
In assenza di leadership di Centrodestra, tutto a questo punto potrebbe accadere.