
L’ordinanza emessa dal Comando della Polizia municipale di Melendugno è stata eseguita dagli uomini della Capitaneria di Porto di Otranto. Su quasi 20km di costa nel cuore della riva adriatica sono stati posti i sigilli per rischio frane. Sette, per la precisione, i punti interdetti da Torre Specchia a Sant’Andrea.
I divieti emessi dalla Capitaneria sono diversi. E’ vietata la balneazione, la pesca , la sosta e il transito delle barche a 50 chilometri dalla riva.
“Il provvedimento è stato preso per preservare l’incolumità e la sicurezza della costa e dei cittadini, un plauso, dunque all’opera di prevenzione – commenta Mauro della Valle, presidente di Assobalneari Salento – ora però bisogna sedersi ed analizzare i possibili riflessi dannosi per l’immagine del territorio e i risvolti economici che sicuramente si abbatteranno su quel tratto dove insistono numerose attività balneari”.
“Noi ci battiamo da quasi un decennio per far comprendere che la natura merita il massimo rispetto, ma i nostri amministratori devono capire che hanno in gestione un bene inestimabile. Si parla del Salento, della sua bellezza, del prodotto Puglia – prosegue – ma in realtà vi è un’indifferenza politica a tutti i livelli per quanto concerne tutela e manutenzione della costa”.
“Ogni regione mette da parte milioni di euro per interventi di questo tipo – sottolinea Della Valle – ricordo che molti comuni costieri hanno adottato la tassa di soggiorno, ma ci risulta che venga usata per coprire i buchi di bilancio delle amministrazioni. I soldi non vengono usati per le pulizie di pinete e spiagge, gli stessi imprenditori i hanno avuto a disposizione quasi il 200 per cento di tares in più”.
Il presidente di Assobalneari Salento poi, rincara la dose : “Siamo pronti ad intraprendere un’azione legale insieme ai nostri avvocati”. Carte alla mano, Della Valle dichiara di aver pronto un dossier che documenterebbe “dieci anni di indifferenza politica a partire dalla Regione fino ai politici dei comuni costieri. Qui si tratta di disastro ambientale”.
La paura del Presidente è che gli imprenditori balneari non denuncino “per le possibili ritorsioni cheporterebbero alla revoca della concessione demaniale e, dunque, alla perdita del lavoro”.