Chi verrà troverà gli stessi giocatori e allora sì che capiremo se la decisione di oggi da parte della dirigenza del Lecce ha avuto il giusto senso. Ma è quasi un miracolo quello che attende il nuovo allenatore, chiunque esso sia.
Il Lecce di quest’anno non sembra in grado di tenere botta e la serie A è molto più complicata dell’anno scorso. Lo abbiamo verificato attraverso i numeri, peggior attacco del campionato e una delle peggiori difese. E questo basta.
Non può essere colpa esclusiva di Luca Gotti, ma è sempre l’allenatore ad interpretare il ruolo dell’agnello sacrificale. Nel copione non è previsto il karakiri di tutta la dirigenza, né si possono cambiare i calciatori in blocco. Il sangue che scorre sull’altare del sacrificio spesso è sangue innocente, e deve scorrere per placare le ire dell’ambiente, dei tifosi e dei portatori di sventura.
Servirà a ricreare il clima ideale? Sarà la strategia migliore per ritrovare fiducia nella dirigenza di via Costadura?
Al netto di domande da un milione di dollari, c’è una questione che sembra inequivocabile: la squadra si è indebolita nel mercato estivo e i nuovi arrivi non si sono rivelati minimamente soddisfacenti. L’attacco è rimasto un affare personale di Kristovic, che non era un bomber l’anno scorso e non lo è quest’anno e il centrocampo è oggettivamente una storia totalmente da riscrivere, con una difesa che non è quella delle ultime due stagioni. Che volete?
L’unica speranza è rivolta al mese di gennaio e al tanto agognato mercato di riparazione, quando si dovrà ragionare con razionalità e senso di responsabilità, altrimenti sarà serie B e buonanotte ai suonatori.
Non è il caso di fare tragedie, ci sta tutto. Ma la gente vuole crederci fino alla fine, credere nell’abbonamento che ha pagato e accontentarsi del minimo sindacale in serie A. Nessuno accompagnerà in silenzio il morto. Non è mai accaduto e mai accadrà