Raggiro sui ticket? Il pm chiede la condanna di due operatrici del Cup

Il gup nell’udienza del 12 maggio sentirà la responsabile amministrativa della Asl e due finanzieri. In precedenza, il pm ha invocato una pena di 3 anni e 6 mesi nei confronti di Luana De Lorenzis, per falso ideologico e peculato. Invece, per Roberta Zompì ha chiesto 6 mesi.

Era stata chiesta la condanna di due dipendenti dell'Asl, ma il giudice prima della sentenza vuole ascoltare tre testimoni. Al termine dell'udienza odierna del processo in abbreviato, il gup Alcide Maritati ha emesso un'ordinanza con cui dispone l'ascolto della responsabile amministrativa della Asl e di due finanzieri che hanno svolto le indagini. In precedenza, il pubblico ministero Francesca Miglietta aveva tenuto la sua requisitoria invocando una pena di 3 anni e 6 mesi nei confronti di Luana De Lorenzis, 48enne di Racale, per falso ideologico, ma riqualificando l'originaria accusa di truffa, in peculato. Invece, per Roberta Zompì, 35 anni di Maglie, il pm ha chiesto 6 mesi ma soltanto per il reato di falso ideologico.

Nella prossima udienza fissata per il  12 maggio, si ascolteranno i nuovi testi e poi si terrà la discussione, al termine della quale dovrebbe arrivare la sentenza. Secondo l'accusa, le due imputate, entrambe addette allo sportello Cup (Centro Unificato di Prenotazione) dell’ospedale di Casarano, nel momento in cui alcuni utenti prenotavano prestazioni mediche, mettevano in atto il loro piano "criminoso".  Esse inserivano nel registro informatico codici identificativi di esenzione fittizi, inducendo in errore l'Asl. Quindi, si appropriavano delle somme corrisposte dai clienti, a titolo di pagamento del ticket. Nello specifico, la De Lorenzis si sarebbe "intascata" una somma di oltre 23mila e 500 euro, mentre la  Zompì di appena 14 euro. Il raggiro venne fuori a seguito di un accertamento dei finanzieri, risalente al novembre del 2012.

In base a quanto sostenuto oggi in udienza dal difensore della De Lorenzis, l'avvocato Biagio Palamà, non potevano essere utilizzate le risultanze investigative, perché in parte acquisite da un operatore "interessato" alla vicenda. Inoltre, la persona in questione, non era stata nominata dal pm, né come ausiliario della Procura Generale, né tantomeno nelle vesti di consulente. Invece, il difensore della Zompì, l'avvocato Giuseppe Bonsegna, ha sostenuto come la sua assistita fosse tenuta a svolgere solo operazioni di controllo, ma non di cassa.
 
Ricordiamo che c'è anche una terza imputata, (anche lei impiegata allo sportello) Monica Cianci, 47enne di Maglie.

Quest'ultima invece è difesa dagli avvocati Luigi e Alberto Corvaglia ed ha scelto di essere giudicata con il rito ordinario (processo ancora in corso). L'Asl, invece, si è costituita parte civile con l'avvocato Alfredo Cacciapaglia.



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