​Parroco ucciso in Francia, Mantovano: Rouen come Otranto. Il Salento conosce bene la stessa storia

Intervista al Giudice di Corte d’Appello Alfredo Mantovano, già Sottosegretario di Stato nei governi Berlusconi. La preoccupazione – dice il magistrato – deriva dall’approccio al problema da parte dell’Europa.

All’indomani dei terribili fatti si sangue nel nord della Francia e dello spietato omicidio di un anziano parroco in chiesa, abbiamo chiesto il parere autorevole di Alfredo Mantovano, magistrato leccese e attualmente consigliere di Corte d’Appello a Roma, noto a tutti per essere stato a lungo un combattivo parlamentare con ruoli di Governo.
  
Mantovano è fuori dalla politica ormai da qualche anno, ma di lui si ricorda ancora l’intensa attività svolta sui fronti della sicurezza e dell’immigrazione, quando era Sottosegretario al Ministero degli Interni.
 
L’escalation di eventi criminosi di matrice terroristica non lo meravigliano più di tanto e ci spiega perché…
Beh, quello che è accaduto ieri e Rouen in Francia è già successo nel Salento nel 1480. Quando dopo un lungo assedio, anche allora in piena estate, abbiamo avuto migliaia di morti e centinaia di martiri, il primo dei quali fu proprio un sacerdote, un religioso, ucciso con le stesse accurate modalità, e si trattava di un vescovo in quel caso, l’arcivescovo Stefano Pendinelli, decapitato sulla porta della sua Cattedrale come ci ricorda la tradizione. Stesso martirio, stessa matrice. Con analogie inquietanti, perché la chiesa dove è stato sgozzato il povero Jacques Hamel è dedicata a Santo Stefano, primo martire cristiano.
  
Senatore, che giudizio si sente di dare circa la risposta europea a quanto sta avvenendo…

Mi pare che l’Europa abbia fatto e stia facendo il contrario di quello che ci saremmo aspettati. Pace fatta con l’illusione di un'Europa cristiana, ma almeno una maggiore consapevolezza di sé, rispetto ai tentativi quotidiani di aggressione. Un'Europa senza identità che apre le porte e addirittura favorisce azioni di questo tipo, perché oltre al disagio sociale c’è quello culturale. Prendiamo l’esempio del Belgio che ha deciso di sostituire l’ora di religione cattolica con un’ora di educazione civica, durante la quale insegnare anche le culture orientali e l’Islam. Ma è l’esempio di un intero continente che non ha capito per tempo e comunque nulla ha fatto di fronte a certi segnali che già da qualche anno facevano temere il peggio, come i continui assalti alle comunità cristiane in Africa e in medio Oriente, con violenze e stragi di cui si percepiva a stento la notizia.
  
E il Governo italiano come si sta comportando?

L’Italia presenta delle differenze significative sul fronte del controllo del territorio e del coordinamento delle azioni preventive e repressive rispetto alla Francia e ad altri Paesi del nord Europa. La presenza in quasi ogni comune o villaggio di una stazione dei carabinieri o di un presidio di polizia testimoniano una diversa funzionalità delle politiche per la sicurezza, ma questa non vuole e non può essere un’assicurazione sulla vita. Se il Governo Renzi non seguirà una politica alla moda l’Italia potrebbe anche dare un contributo valido alla sicurezza del suo territorio, basta che eviti di fare ciò che ha fatto Hollande in Francia, mandando a casa i poliziotti e i militari più anziani ma anche più esperti conoscitori del territorio e delle situazioni a rischio, sostituendoli con novizi e coscritti per i quali bisogna impegnare più risorse e più tempo per prepararli in maniera adeguata. Lo stesso taglio delle risorse rappresenta un problema con il quale il Governo italiano deve confrontarsi. Non si può pensare di innalzare gli standard di sicurezza tagliando su forze dell’ordine e sicurezza stessa. Purtroppo qualche segnale preoccupante lo abbiamo già percepito.



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