La crisi economica colpisce ogni strato sociale della società, aumentando nettamente il divario tra abbienti e meno abbienti. In particolar modo, a risentirne di più sono le famiglie un tempo appartenenti al cosiddetto “ceto medio”. Gli anni ’80 e ’90, però, rappresentano un dolce ricordo. Ed ecco che alla disoccupazione sopraggiunge povertà e, in alcuni casi – molti a dire il vero – disperazione. Sensazioni negative alle quali, giorno dopo giorno, i centri “Caritas” intendono dare ascolto. Tendendo spesso non una, ma due mani in veste d’aiuto. Le parrocchie spesso sostituiscono determinati lapsus dei servizi sociali. Eppure, nemmeno le chiese pare se la stiano passando così bene.
«Pochi ormai i fedeli che danno l'offerta durante la messa della domenica – dichiara padre Vincenzo Caretto, rettore della Chiesa di' Cristo Re a Lecce' nonché ex cappellano presso l’Ospedale 'Vito Fazzi' – la maggior parte delle persone dona solo centesimi, che creano anche difficolt nel contarli. Pochi commercianti li accettano in cambio di soldi di carta».
Non solo. Gli scenari, tutt’altro che positivi, intaccano anche la categoria stessa dei sacerdoti: «Questa crisi colpisce molti miei confratelli e parroci salentini. Ci affidiamo alla provvidenza. C'è da pagare la luce delle chiese e manutenzioni varie. Un parroco giovane che non insegna, ad esempio, deve vivere con un fisso che la chiesa italiana gli passa ogni mese. Parliamo di 800-850 euro netti al mese». Insomma, la carità viene meno nel momento in cui, forse, ne servirebbe un pizzico in più.
Fortuna che, nel capoluogo salentino, esistono ben tre centri che accolgono i senzatetto, offrendo loro vitto e alloggio gratis. Si tratta delle “Case della Carità” gestite dalla Caritas di Lecce (presieduta da Don Attilio Mesagne).