La ‘speranza’ contro la leucemia si chiama Car-T, Edoardo: ‘ho promesso a Marco che combatterò anche per lui’

Unito a Marco dalla lotta alla leucemia, ora Edoardo ha intenzione di lottare anche per lui: “è una malattia bastarda, ma ho una speranza”

La scomparsa di Marco Arnesano, il ‘guerriero’ dal cuore buono che ha combattuto la leucemia linfoblastica acuta con un sorriso, ha lasciato tutti senza parole, impotenti di fronte ad una malattia che ‘cambia’ il corpo e l’anima. Il 24enne ha raccontato sui social ogni passo della sua battaglia anche per cercare di dare forza e speranza a chi, come lui, ha dovuto ‘accettare’ una diagnosi che arriva come un fulmine a ciel sereno, che ti sconvolge e stravolge. Sono stati tanti i compagni di viaggio di Marco, come Edoardo, un ragazzo di Monteroni che ad agosto ha soffiato su 25 candeline. Gli ultimi due passati in ospedale.

Edoardo quel giorno in cui la sua vita è cambiata lo ricorda bene. Era il 27 dicembre 2017. Avrebbe dovuto festeggiare con la famiglia, con gli amici, con la fidanzata. Avrebbe dovuto festeggiare con lei i due anni di fidanzamento, proprio quella sera e, invece, si è ritrovato in un reparto del Polo Oncologico, faccia a faccia con i medici e con un responso che fa paura. Da quel momento, la quotidianità del 25enne è stata scandita dai cicli di chemioterapia. Inutile provare a raccontare quello deve aver provato, perché non esistono parole in grado di descrivere la sofferenza, il dolore, la paura e la speranza che tutto finisca preso. Poi il trapianto di midollo, non senza problemi, il 12 luglio 2018 grazie al fratello, compatibile al 100%.

«Era andato tutto bene – racconta alla redazione di Leccenews24 – ma come dicono i medici questa è una malattia bastarda, difficile da sconfiggere. Io ce l’ho messa tutta, ma dopo 13 mesi dal trapianto è tornata…».

Anche Edoardo è stato un guerriero, come Marco che in questo periodo gli è stato di grande aiuto. «Eravamo amici, poter condividere la stessa battaglia lega in maniera indissolubile. La sofferenza unisce, stringe» ha raccontato.

«La chemioterapia e un “farmaco” sembravano aver funzionato, ma si è risvegliata». Deve essere terribile sapere che c’è un mostro che vive dentro di te, un ospite sgradito, un fantasma che quando pensi sia andato via torna per ‘spaventarti’ ancora.

Il 24enne non ha certo intenzione di darsi per vinto, anche grazie all’aiuto della sua numerosa famiglia: mamma Maria Rosaria, papà Maurizio, quattro fratelli, una sorella e la sua fidanzata che in questi anni non lo hanno mai lasciato solo. Così ha deciso di sottoporsi ad una nuova terapia. La luce in fondo al tunnel si chiama Car-t, acronimo di Chimeric Antigen Receptor T-cell, una nuova cura, una nuova arma contro la leucemia.

“Ho ancora un’alternativa”

La ‘rivoluzione’, almeno a parole, è molto semplice: vengono prelevate dal paziente delle cellule sane – i linfociti T, una delle più importanti del sistema immunitario. Queste cellule vengono poi modificate geneticamente per trasformarsi in super anticorpi in grado di riconoscere e annientare le cellule tumorali. Così fa, o dovrebbe fare quando entra in circolo nel salnge. Non è un ‘miracolo’, ha i suoi rischi, ma la Car-T è destinata a cambiare il trattamento di tumori del sangue finora senza cura.

La terapia (fino a ora costosissima e quindi alla portata economica di numero ridotto di persone) è ora rimborsabile. Edoardo, però, dovrà andare a Roma, all’Ospedale Bambino Gesù dove incontrerà il dottor Franco Locatelli, luminare della terapia cellulare e genica del dipartimento di oncoematologia pediatrica.

Edoardo sarà il primo paziente della provincia di Lecce a sottoporsi a questa terapia, uno dei pochi in Italia ad avere questa possibilità.

Lotterò anche per Marco

«Sarà dura, bella tosta, ma sperò che andrà tutto bene. Spero di riuscire a sconfiggere questa ‘bastarda’ una volta per tutti. Ha i suoi effetti, ma combattiamo fino all’ultimo. Non ho intenzione di mollare se ho una possibilità. L’ho promesso a Marco e l’ho promesso alla sua famiglia. Combatterò anche per lui».



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