Non è facile salutarti, ciao Marco… Grazie per quello che ci hai dato

Si sono tenuti ad Arnesano i funerali di Marco, un ‘grande’ e coraggioso guerriero che ha combattuto la leucemia con il sorriso.

Impossibile Marco, trovare le parole giuste per salutarti. Potremmo prendere in prestito la bellissima poesia di Henry Scott Holland che molti pensano sia una preghiera di Sant’Agostino. «La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu». E chi sei tu Marco lo hai confidato sui social, compagno in questa lunga e difficile battaglia.

Lo hai scritto in un post che ora fa male leggere: «Chi sei tu, Marco? Una persona normale, risponderei.. come risponderebbe la maggior parte delle persone riguardo a se stessi. Poi mi accorgo di esser cambiato! Sai, quando ti dicono che hai un tumore cade tutto intorno a te, e tu, ragazzo debole di 23 anni che sei abituato a trovare la forza negli altri devi trovarla solo e unicamente in te stesso!». Quella forza l’hai trovata. Forse te l’ha data il tuo papà che ora hai potuto abbracciare o il coraggio lo hai preso da tua madre, la tua Ginetta, e dai tuoi fratelli, Andrea e Alessio, compagni fedeli delle tue storie, ‘bersagli’ delle tue battute. In questo lunghissimo anno non sei stato mai solo.

La forza più grande Marco l’hai ricevuta dalle persone che hai incontrato, quelle che come te stavano combattendo contro la leucemia. Quanta sofferenza devi aver provato, «una sofferenza così profonda da lacerare l’anima» avevi scritto. Quanto dolore hai sopportato, ma che non hai mai condiviso su Instagram o Facebook. Cose che un ragazzo non avrebbe mai dovuto vivere.

«Sei ancora tu Marco? Mi chiedo ritornando a quella fatidica domanda che mi sono posto prima. No, una tale esperienza riesce perfino a cambiare la tua anima, così come una chemioterapia cambia il tuo corpo. Ti guardi e capisci che non sei più lo stesso, ma non con disperazione. Con la consapevolezza di aver maturato un bagaglio di esperienza che altre persone non hanno ancora trovato o forse non troveranno mai. Così mi disse una volta un caro compagno di stanza. E quanti ne ho persi, persone meravigliose i cui insegnamenti saranno i cardini della mia vita; ogni tanto quando vado in ospedale ricordo l’ultimo posto dove li ho visti e piango al loro ricordo. Non c’è saggezza o sincerità più grande di un uomo dinnanzi la morte, lei si che fuorché della fede, ti spoglia di tutto. Come si fa a dimenticare tutto ciò?».

Ci hai fatto un brutto scherzo, Marco. Avremmo preferito cento tuoi ‘giochi’ che riuscivano sempre a strapparci un sorriso a questo. Sono state tante le persone che oggi hanno voluto salutarti, gli amici di sempre e chi ha imparato a conoscerti dai social. Tanti, tantissimi hanno voluto essere presenti e molti di più avrebbero voluto dirti addio e non ci sono riusciti. A tutti hai lasciato tanto. E ora chi lo colmerà questo vuoto?

Oggi il cuore piange. Domani no. Asciugheremo le lacrime perché, come diceva Holand, non sei lontano. Sei solo passato dall’altra parte, dove hai ritrovato le persone che hai incontrato in questo cammino, quelle che avevi “perso”. Noi, invece, abbiamo dovuto perdere te, ma siamo certi che… “il nostro sorriso sarà la tua pace”.

Tanti gli amici di Marco che stanno sottoscrivendo la petizione lanciata in rete per intitolargli un reparto dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce.



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