Cala il sipario sul «Puglia Pride», ma non sulle polemiche

Musica, colori, slogan. Si è¨ svolto in un clima di allegria e colore il corteo del Puglia Pride ospitato per la prima volta a Lecce. Ma spenti i riflettori non si placano le polemiche

I numeri non sono mai quelli reali: mille, duemila, tremila partecipanti alla tappa finale del Puglia Pride, che in una settimana ha toccato tutte le province pugliesi, ma poco importa. Sono state tante, tantissime, le persone che sabato si sono date appuntamento a Porta Napoli, nel capoluogo barocco, per dare inizio al corteo che, accompagnato da musica, slogan e colori, ha sfilato per le stradine del centro fino a Piazza Mazzini. In prima fila il governatore Nichi Vendola con indosso una maglietta con la scritta «love», insieme al suo compagno Ed Testa.
 
«Insieme siamo più forti» recitava lo striscione, uno slogan più che un semplice cartellone. Solo uno dei tanti messaggi lanciati durante l’evento come quello sventolato con orgoglio da una mamma in cui si leggeva «Ho un figlio etero e uno gay, non vedo quale sia la differenza».
 
Tanta la gente presente alla parata dell’orgoglio omosessuale:  giovani e meno giovani, padri e madri di figli omosessuali, transessuali, giunti da ogni angolo della Puglia tra cui anche l'ex sindaco di Bari, Michele Emiliano e del suo successore Antonio Decaro, eppure sono state notate soprattutto le «assenze» come quella del primo cittadino di Lecce, Paolo Perrone e di alcune istituzioni cittadine, ad eccezione di un paio di consiglieri comunali.
 
Un'assenza stigmatizzata dallo stesso Vendola. «è un peccato – ha detto il governatore pugliese – per tutte le istituzioni che hanno mancato questo appuntamento, hanno perso molto, hanno perso credibilità, un'assenza che puzza di Medioevo. Grazie al cielo però il popolo che ha riempito Lecce è un bel biglietto da visita, perché l'abbattimento delle barriere, dell'intolleranza, è parte integrante della promozione della cultura».
 
«Non si può – ha concluso – promuovere la cultura e mantenere poi una società nel Medioevo, che cultura è?». 

Per rispondere alle parole del governatore pugliese, il consigliere Massimo Alfarano parte da una citazione di Voltaire: «Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle». Una frase che non poteva che essere fatta propria e condivisa da ogni società liberale e democratica in cui, sempre nel rispetto delle libertà altrui, deve essere data a tutti la possibilità di esprimere proprio modo di essere, i propri valori, il proprio modo di vivere.
 
«Evidentemente il Governatore Vendola – dichiara Alfaranodimostra di essere aperto e liberale con le teorie che gli aggradano e oscurantista ed intransigente con chi la pensa in maniera diversa da lui. Il Comune di Lecce, porta d’Europa e città del mondo, ha dato il proprio patrocinio alla manifestazione del Puglia Pride dando la possibilità, a chi voleva esprimere le proprie idee, di poterlo fare anche sotto il cappello istituzionale del Comune di Lecce che, anche per questa sua ampiezza di vedute e per questo suo modo di rispettare il prossimo, si candida ad essere Capitale europea della Cultura per il 2019».
  
Ma ad essere tacciato dal leader di Sel di “comportamenti medievali”, il consigliere delegato al Sac proprio non ci sta anzi la respinge al mittente «che il Sindaco o tutti gli amministratori, come il sottoscritto, che hanno condiviso la manifestazione ma non vi hanno partecipato – prosegue Alfarano- debbano essere tacciati di aver assunto comportamenti medievali è una forma di  intolleranza che va respinta al mittente. Dare a tutti la possibilità di manifestare le proprie idee non significa condividerle ma rispettarle».

Una precisazione anche sulla questione che tanto ha fatto discutere nei giorni scorsi: il patrocinio del Comune di Lecce alla manifestazione«In una società  come la nostra – prosegue il consigliere comunale – dobbiamo essere sempre disponibili ad ascoltare le altrui posizioni senza per questo voler essere così prepotenti da imporre le nostre agli altri. Bene ha fatto il Sindaco a dare il patrocinio al Puglia Pride e bene farà a darlo a chi, nel rispetto degli altri, vuole manifestare per i propri diritti chiedendo attenzione, sensibilità e rispetto. Male fa Vendola a offendere chi non la pensa come lui: questa sì che è una forma di oscurantismo medievale.  E a proposito, male fanno, coloro che hanno aspettato questa occasione per rivolgere al Sindaco critiche che non c’entrano niente con il Puglia Pride ma che vengono da altri territori dell’azione politica».
Insomma, per Alfarano «il rispetto in una comunità lo si guadagna anche entrando con compostezza e sensibilità nel merito delle questioni di cui si discute».  

Anche il capogruppo di Forza Italia a Lecce, Damiano D'Autilia parte da una citazione per stemperare le polemiche circa l’assenza, per così dire, “calcolata” dell’amministrazione comunale al Puglia Pride di Lecce. Questa volta la frase è di Martin Luther King: «la mia libertà finisce dove comincia la vostra». Poche parole che, a suo dire, «calzano a pennello con il polverone sollevato da qualcuno sugli "assenti illustri" alla parata leccese di sabato scorso, volendo così forse enfatizzare le presenze "autorevoli e intelligenti"».
 
Poche considerazioni affidate ad una nota stampa: la prima indirizzata a chi ha “demonizzato” il fatto che il Comune di Lecce abbia patrocinato il Pride: «la manifestazione – precisa D’Autilia – possedeva tutti i requisiti necessari ad ottenere il patrocinio e, soprattutto, Lecce è una città libera, e che consente quindi la libertà di pensiero, di parola e di espressione in tutte le sua manifestazioni, sempre nel rispetto del vivere civile».
 
La seconda, invece, «rivolta a chi ha detto che "puzziamo di Medioevo"». Nel Medioevo continua il Capogruppo Forza Italia  «la libertà non era purtroppo diritto di tutti e ancora oggi in diversi Paesi non è permesso di esprimere liberamente le proprie idee e chi osa farlo finisce in carcere». Da questa premessa un monito al Presidente Vendola cioè quello «di non servirsi con leggerezza di questi concetti come se si rivolgesse a gente ignorante».
 
«Mi sento distante – continua D’Autilia da chi ha puntato il dito contro gli assenti: chi rivendica libertà e parità di condizioni non può essere il primo a infliggere costrizioni.  Mi spiego: la vera libertà è lasciare gli altri liberi di essere liberi. L'amministrazione comunale l'ha fatto. Chi ha criticato l'amministrazione comunale per la sua assenza, invece no; da Vendola, a Salvemini e così continuando».
 
«Non si è trattato – ribadisce- di una assenza calcolata: ognuno di noi ha fatto ciò che sentiva. Che sia chiaro. Chi ha sfilato al corteo è stato libero di farlo; chi ha preferito non esserci, deve essere altrettanto libero di non aver voluto partecipare. Altrimenti, si è soltanto predicatori strumentali di una libertà che poi al primo intoppo si "polverizza"».
«Nel mio piccolo, ma penso di raccogliere il pensiero di tanti colleghi di partito e di banco al consiglio comunale, – ha concluso – ritengo che la vera vittoria degli omosessuali sarà quella di non avere più bisogno di gridare i propri diritti in un Pride. Quando non esisterà più il gay Pride, così come non esiste l'etero Pride, lì avremo davvero vinto la battaglia dei diritti civili».

Su questi temi, insomma, secondo il capogruppo di Fi, sarebbe meglio non fare di tutta l'erba un fascio.