La lettura delle intercettazioni di Marti fa esplodere Mola: ‘La tua avversione mi onora’

La vicenda è quella della chiusura dell’ufficio postale di Frigole. Dalle intercettazioni inviate alla Camera si legge la preoccupazione del Senatore leghista a bloccare il malcontento

Entra nel vivo la campagna elettorale per le amministrative ed è ovvio che a Lecce il clima inizi a surriscaldarsi. Come si dice, quando il gioco si fa duro… i duri cominciano a giocare. E così Ernesto Mola, Presidente del Comitato Unitario per lo Sviluppo di Frigole e del Litorale Leccese ed esponente di spicco del fronte che fa capo a Carlo Salvemini, prende carta e penna e scrive una bella lettera aperta al senatore leghista Roberto Marti, in questi giorni al centro di un intricato caso politico per il presunto o certo mancato sostegno al candidato del Carroccio alle primarie del capoluogo, Mario Spagnolo. Un disimpegno che potrebbe costargli la segnalazione ai probiviri della Lega.

Ma questa è un’altra questione. Mola prende carta e penna e ne manda a dire più di una a Marti. Motivo del contendere la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche inviate alla Camera dei Deputati per la richiesta di autorizzazione a utilizzarle processualmente contro il senatore, ‘in relazione all’assegnazione illegittima di una casa popolare al fratello di un boss della mafia locale’.

Sfogliando pagina dopo pagina, Mola si sofferma sul dialogo che sarebbe intercorso tra Marti e Attilio Monosi, ex assessore della Giunta Perrone, rimasto impelagato nella vicenda spinosa delle case popolari e tuttora agli arresti domiciliari. Questa l’intercettazione del 15 maggio 2014, riportata alle pagine 50 e 51.

Roberto: ….quello che noi… non abbiamo capito è che ormai siamo bersaglio mobile di tutti…cioè io devo andare a Frigole domenica per la questione delle poste…

Attilio: mmm…

Roberto: dove c’è persone a cui abbiamo dato il culo…

Attilio: sì… e che si stanno rivoltando contro…eh…e ci stanno persone che sono nostre che hanno…oo..va bene e…e…nella storia sono state sempre coinvolte e che stanno organizzando casini contro di noi….”

Secondo lei, dunque, noi cittadini di Frigole e Borgo Piave non eravamo liberi di criticare l’amministrazione di allora che non aveva mosso un dito per evitare la chiusura dell’ufficio postale, schiaffo pesantissimo per la nostra comunità. Dovevamo subire, perché a quelle persone avevate dato il c…. continua Mola

Più avanti, a pag.52, c’è addirittura un riferimento alla mia persona, scrive nella lettera.

Roberto: domenica devi venire a Frigole alle nove e….

Attilio:  va bene, se mi stai invitando… vengo…

Roberto: no no devi venire perché…lì c’è un casino perché lì questo Mola sta facendo….

Attilio: …(incomprensibile)…

Roberto: un casino…”. 

Mola torna indietro con la memoria e racconta la sua versione su quella assemblea pubblica nella marina leccese che lo vide seduto al tavolo dei relatori insieme a Marti e al sindaco Perrone: ‘Ricordo come fosse ieri quell’assemblea al salone comunale, organizzata dall’allora sindaco Perrone, all’indomani di una mia dichiarazione in cui minacciavo uno sciopero del voto dei cittadini di Frigole alle imminenti elezioni europee se il Comune non si fosse impegnato per la riapertura dell’ufficio postale. Quell’assemblea doveva, nelle vostre intenzioni, essere l’occasione per fare terreno bruciato intorno a me, per mettermi contro la comunità di Frigole, perché “facevo politica”. Mi chiamaste al tavolo della presidenza, dove sedetti insieme a lei e a Perrone, per potermi meglio additare alle critiche dei cittadini, ma la cosa andò in modo molto diverso. I presenti non accettarono l’attacco alla mia persona, consapevoli che mi stavo battendo per un servizio alla comunità e non per fini personali, e contestarono Perrone, il quale, perdendo la pazienza, rivolto ai cittadini che gli chiedevano risposte, si permise di dire più volte “Vergognatevi” per le loro critiche sull’inerzia dell’ex-sindaco dopo la chiusura delle poste. “Vergognatevi”. Una parola pesantissima, che brucia ancora, e chi era presente a quell’assemblea la ricorda con stupore. 

La conclusione della lettera aperta è un affondo fortissimo di Mola contro Marti e contro il centrodestra di allora e forse di oggi visto che gli esponenti alla fin fine sono sempre gli stessi: ‘La sua avversione nei miei confronti mi onora e mi porta solo fortuna. La ringrazio della sua inimicizia perché mostra chiaramente le differenze tra di noi;  tra chi sta dalla parte dell’arroganza e forse dell’illecito (ma questo lo dirà la magistratura), e chi cerca di battersi per il progresso di un territorio e di una comunità, assieme ai suoi cittadini, considerandoli protagonisti del loro destino; tra chi fa credere di elargire favori in luogo dei diritti, pretendendo in cambio il voto e la fedeltà assoluta, e chi invece si batte per il riconoscimento dei diritti negati e per lo sviluppo di un territorio per tanti anni abbandonato e vessato dalla vostra politica.’

La replica si attende a breve giro di posta.