Un problema che parte da lontano, non certo relativo agli ultimi giorni. Si aggiunge, però, alle tante altre questioni del settore, specie se riguardanti le aziende locali che operano quotidianamente per lo sviluppo del territorio, pugliese e salentino. In questi giorni, infatti, molti agricoltori nella buca delle lettere stanno “raccogliendo” ingiunzioni di pagamento da parte dei Consorzi di Bonifica. E capita anche che a ricevere l’avviso sono anche coloro i quali avrebbero già pagato i contributi richiesti. Nella comunicazione si avvisano i destinatari che, decorsi i 30 giorni dalla notifica dell’atto senza l’integrale avvenuto pagamento, verrà dato corso alle procedure esecutive. Tipo il pignoramento mobiliare e immobiliare o addirittura il fermo dei beni mobili registrati.
La faccenda, però, prende in esame un aspetto molto “fastidioso”. Perché corrispondere un contributo a fronte di servizi (nel caso in analisi, acque e bonifica delle aree) non erogati? Gli stessi coltivatori, del resto, sostengono che al contrario sussista un disservizio. A tal proposito, la redazione di LecceNews24.it ha intervistato il Presidente di COPAGRI Lecce, Fabio Ingrosso, promotore – con l’associazione di categoria – di un’iniziativa volta a informare i diretti interessati alla vicenda:«Noi vogliamo far luce su questa vicenda. Se è un tributo relativo a delle prestazioni reali, è giusto che venga pagato. Altrimenti serve intervenire a tutela dei nostri agricoltori. Stiamo infatti mettendo in piedi un pool di legali, uno staff che dopo aver esaminato sommariamente il problema consigli gli agricoltori».
In che modo? Semplice:«Effettuando dei ricorsi, spiegando qual è la rispettiva situazione in azienda. Occorre, nel momento storico attuale, che la Regione Puglia si sieda in un tavolo con gli enti preposti affinché trovino una soluzione ottimale.
L’acqua è una bene indispensabile per l’agricoltura e se erogato, ripeto, è giustissimo pagarlo».