«Dispiace che nel prendere questa discutibile decisione [tenere aperte le scuole, ndr] gli studenti non siano stati minimamente ascoltati per tramite degli organi di rappresentanza. Perché se ci aveste ascoltati (visto che siamo una parte in causa), avreste avuto contezza del disagio che stiamo vivendo. Arrivano a scuola disposizioni assurde che di fatto limitano l’attività didattica per una fantomatica prevenzione che fa acqua da tutte le parti».
Parole pesanti come pietre quelle che Azione Studentesca a voce di Marco Gaetani, esponente di AS e Presidente della Consulta Provinciale degli Studenti, ha fatto recapitare agli organi istituzionali a seguito di un comunicato stampa.
Ci si riempie la bocca, del resto, con la frase fatta che la scuola è degli studenti e poi quando si deve prendere una decisione importante quale quella di tenere aperti o meno i plessi per evitare il contagio da coronavirus, proprio quegli studenti non vengono tenuti in minima considerazione e non si ascoltano nemmeno.
‘Isteria istituzionale’ la chiamano i ragazzi e forse non senza fondato motivo. Il governo che la pensa in un modo, i sindaci che emanano ordinanze in direzione contraria allo scoppio del primo caso (salvo subire la reprimenda del Prefetto), presidenti di Regione che assecondano le preoccupazioni dei genitori quasi giustificando coloro che per precauzione non verrebbero sedersi tra i banchi.
«Ad oggi – scrive Azione Studentesca – non ci è consentito il diritto di riunirci in assemblea d’istituto, sono state annullate le uscite didattiche, i campionati studenteschi, le attività extracurricolari, sono state annullate tutte le iniziative in programma dell’ufficio scolastico provinciale. Sono state inoltre prese misure “precauzionali” per limitare le ricreazioni, l’utilizzo dei bagni ecc., col fine di evitare qualsiasi occasione di tipo assembrativo. Ma anche la classe stessa è un momento assembrativo: in un luogo chiuso che vede la presenza di 20-30 persone una attaccata all’altra per 5-6 ore scolastiche (le disposizioni del ministero della pubblica amministrazione ci vorrebbero a un metro di distanza, cosa materialmente impossibile a scuola). Così come è un momento assembrativo (oserei dire di sovraffollamento) l’utilizzo dei mezzi pubblici per i tanti pendolari che ogni giorno vengono a scuola a Lecce (anche da Aradeo e limitrofi). Delle due l’una: o il virus non rappresenta un pericolo e allora dovreste consentirci di vivere serenamente la nostra attività didattica senza ostacolarla, oppure rappresenta un problema e allora bisogna prendere provvedimenti seri e coerenti. In entrambi i casi la situazione è stata comunque malgestita».
Parole chiarissime che forse tutti hanno pensato ma pochi hanno avuto il coraggio di dire, a differenza degli studenti che del politicamente corretto fanno bene a non interessarsi.
Ci permettiamo di dire agli studenti che, forse, in questa situazione il Sindaco di Lecce (destinatario della missiva), come tutti i sindaci che si attengono alle decisioni di chi deve decidere – sarebbe il destinatario meno opportuno. Ben altri, ben più in alto dei sindaci dovrebbero chiarire cosa fare. Ma di certo le riflessioni dell’associazione studentesca sono una delle poche cose chiare che in questi giorni si stanno ascoltando. Giorni in cui anche chi informa viene considerato colpevole di diffondere panico e reo addirittura di procurato allarme.
Hanno ragione gli studenti, per noi invece. Si adotti una linea e si abbia il coraggio di tenerla in piedi per più di qualche giorno.
«Credo – conclude Gaetani – che con la discrezionalità che la Prefettura ha lasciato ai Comuni per decidere di procedere o meno con la sanificazione degli istituti si dovrebbe considerare anche il fatto che gli ambienti scolastici sono spesso sporchi e insalubri, quindi decisamente non adatti in tempo d’emergenza. Va detto inoltre che molti di noi hanno in casa un parente che è sceso dalle università del nord in seguito alla loro chiusura, che molti altri sono tornati dai viaggi d’istruzione e che molti altri ancora sono stati in Lombardia per i test universitari. Il problema è reale. Hai voglia a dire che gli studenti sono svogliati e farebbero di tutto per stare a casa, è sotto gli occhi di tutti che c’è un problema nella gestione dell’emergenza!»
