“Non attribuite ai prodotti biologici l’aumento del costo della mensa”. Le precisazioni di AssoBio

Dopo le polemiche sollevate dall’aumento del costo della mensa scolastica dovuto anche ai prodotti biologici è intervenuta AssoBio con un prezioso suggerimento

«È ingannevole attribuire ai prodotti biologici l’aumento del costo del servizio mensa. L’incidenza del costo della materia prima sul costo totale di un pasto oscilla mediamente dal 25% al 35%. Tutto il resto è imputabile agli altri costi necessari del servizio: lavoro, trasporti (nel caso di pasto veicolato), affitti, materiali di consumo, utenze, ammortamenti dei beni strumentali, analisi di laboratorio, costi amministrativi generali, imposte, utili dell’impresa. Cuochi, scodellatori, gas ed energia elettrica, costi della locazione di cucina e celle frigorifere, gasolio per gli eventuali trasporti, con tutta evidenza, hanno un costo uguale sia che si usino derrate biologiche che convenzionali».

AssoBio, l’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici, non ci sta a mettere sul banco degli imputati per gli aumenti dei pasti chi sta provando in tutti i modi a migliorare la qualità dei cibi che i bambini delle scuole primarie e dell’infanzia consumano nelle mense scolastiche. E così prendono carta e penna e scrivono a Leccenews24, rivendicando le loro ragioni.

La notizia degli aumenti – in alcuni casi il raddoppio – dei pasti nelle mense scolastiche comunali, come era prevedibile sta innescando grandi polemiche. Da un lato le famiglie che in tempi difficili si chiedono come mai i costi stiano lievitando in maniera esorbitante; dall’altro i sindaci e i pubblici amministratori che spiegano sia l’introduzione di prodotti biologici nelle mense ai fini del miglioramento qualitativo dei pasti.

Ieri avevamo raccontato il caso di Alezio, comune dell’hinterland salentino in cui la problematica era esplosa mediaticamente con grande fragore.

«Non conosciamo la tabella delle grammature dei pasti della mensa per la scuola primaria di Alezio, ma adottandone una standard in uso in altri comuni (esempio di un pasto tipo: 70 grammi di pasta con 40 grammi di sugo e 10 grammi di parmigiano, 70 grammi di carne di pollo, 120 grammi di patate, 5 grammi di olio extra vergine d’oliva, 100 grammi di frutta di stagione, 40 grammi di pane) e supponendo che tutti gli ingredienti siano biologici, l’aumento di prezzo – agevolmente verificabile sui listini camerali e degli agromercati, ma anche facendo una capatina in un supermercato – sarebbe limitato a 26 centesimi per pasto. Appare del tutto evidente che attribuire ai poco più che 500 grammi totali di derrate la responsabilità dell’aumento fino a 2 euro a pasto è destituito da ogni fondamento (significherebbe un costo medio superiore di ben 4 euro al kg a quello dei prodotti non biologici, il che è pura fantasia)».

Non ci sta Assobio a veder scaricate sui prodotti biologici le cause dell’aumento dei costi. E a dir il vero il sindaco di Alezio, Andrea Barone, nella sua intervista a Leccenews24, era stato chiaro. L’aumento delle tariffe oltre alla mensa biologica era dovuto alle nuove norme nazionali che impongono ai Comuni di far pagare le famiglie in base al proprio reddito, eliminando il costo unico come prevede il decreto legislativo numero 63 del 2017, norma alla quale le pubbliche amministrazioni devono assolutamente adeguarsi.

Un suggerimento:

Ma i genitori anche vanno compresi, poiché si rivolgono alle mense scolastiche coloro che hanno difficoltà nell’organizzazione familiari. Il raddoppio dei costi incide, incide eccome.

«Il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – suggerisce Roberto Pinton, responsabile tecnico di Assobio – di concerto con quello dell’istruzione e con quello della salute ha istituito un fondo destinato a ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica e a realizzare iniziative di informazione e di promozione nelle scuole (10 milioni di euro da ripartire tra i Comuni per l’anno 2019 e di 5 per il 2020). Le amministrazioni potrebbero presentare istanza: utilizzando elevate percentuali di prodotti biologici, alla fine potrebbero pure guadagnarci… ».

Ma c’è di più. Perché se è vero che 4 euro sono tanti è anche vero che il costo di 2 euro a molti sembra essere davvero troppo basso per gli standard minimi di qualità in un settore in cui si ha a che fare con i bambini.

«Considerato quanto esposto al punto precedente, viene da chiedersi come possa sin qui un servizio mensa essere stato erogato a soli 2 euro a pasto e come amministrazione e famiglie potessero ritenere tale importo sufficiente a garantire ingredienti e servizio di qualità».

E anche questo non mancherà di scatenare una nuova e forse giusta polemica.



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