
In Italia ‘é tutto un attimo‘. Ci vuole poco a passare dal successo sbandierato di un’iniziativa nel momento dell’annunciazione al flop toccato con mano nel momento della messa in pratica. Ci vuole poco, pochissimo come per il ballo delle dichiarazioni che ne consegue. È quanto sta accadendo sugli effetti del passaggio dalle 8 Zone Economiche Speciali a carattere regionale alla famosa o famigerata Zes Unica voluta dal Ministro Raffaele Fitto.
Federaziende, la Confederazione Nazionale delle Piccole e Medie Imprese, dei Lavoratori Autonomi e dei Pensionati, alza la voce sul taglio drastico del credito di imposta per la Zes Unica che, a quanto conferma la Circolare dell’ Agenzia delle Entrate del 22 luglio scorso, passa dal 60% promesso dal Governo Meloni al 17%.
Eleno Mazzotta, Segretario Generale Nazionale Federaziende: ‘Un flop annunciato’
Brutte notizie, dunque, dicevamo per le imprese del Sud Italia che speravano di beneficiare del credito di imposta per gli investimenti nella Zes Unica.
“Si tratta di un duro colpo per le aspettative delle imprese che, tra il 12 giugno e il 12 luglio, avevano presentato le richieste per il credito di imposta, contando su un sostegno concreto per i loro investimenti – afferma Eleno Mazzotta, Segretario Generale Nazionale di Federaziende -. Noi avevamo già preannunciato questo scenario, denunciando le criticità del nuovo sistema Zes Unica fin dalla sua introduzione’.
E il pensiero va subito all’incontro del 2 dicembre scorso con il Vice Ministro all’ Economia Maurizio Leo in visita presso la Camera di Commercio di Lecce in cui Federaziende espresse apertis verbis i dubbi sulla portata dell’ iniziativa governativa di creazione della Zes Unica.
‘Avevamo messo in guardia il governo sui rischi di questo progetto, ma non ci hanno ascoltato – incalza Eleno Mazzotta -. Adesso le imprese si ritrovano con un credito d’imposta dimezzato, risorse insufficienti e una burocrazia pesante. Questo è un flop annunciato che rischia di bloccare gli investimenti e distruggere i posti di lavoro nel Sud Italia’.
Nel frattempo, ad adiuvandum, anche Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, analizzando le percentuali concretamente spettanti alle Imprese a secondo del Territorio in cui le stesse ricadono, si è palesemente critico sull’operazione di politica economica di cui si discute.
Le cinque criticità evidenziate da Federaziende

Il cahier de doleances di Federaziende passa da 5 punti critici evidenziati con puntualità in varie circostanze dalla Presidente di Federaziende Simona De Lumé:
– Eccessiva ampiezza della Zes: un’area di 20 milioni di persone che azzera le specificità negli investimenti;
– Accentramento nella mani del Presidente del Consiglio: mancanza di autonomia e coinvolgimento degli enti locali;
– Aumento dell’importo minimo: 200 mila euro che escludono le piccole imprese;
– Scarsa dotazione finanziaria: 1,8 miliardi di euro insufficienti per il primo anno;
– Esclusione del settore banda larga: un comparto strategico per lo sviluppo tecnologico.
A questo punto Federaziende chiede al Governo di rivedere la misura e di aumentare le risorse per le Zes Unica, garantendo un sostegno concreto alle imprese del Sud.
Decontribuzione Sud
Oltre al taglio del credito di imposta, le imprese del Sud devono affrontare anche lo smantellamento della “Decontribuzione Sud“, che dal 1° luglio non agevola più le nuove assunzioni e dal prossimo anno scomparirà per tutti.
Un duro colpo per le speranze di sviluppo del Sud Italia, che rischia di vanificare gli sforzi di tante imprese e di condannare il Mezzogiorno a un nuovo declino.