Il crollo del faraglione vicino alle ‘Due Sorelle’ e quelle coste salentine così friabili

Il nuovo episodio franoso riguarda lo scoglio minore situato a poche decine di metri dagli storici faraglioni.

Un crollo, quello della parete rocciosa di uno dei grandi massi posti dinanzi al litorale di Torre dell’Orso, è senz’altro una notizia. Fuor di dubbio se l’episodio franoso verificatosi interessa lo scoglio minore situato a quattro passi dalle due sorelle, gli storici faraglioni che si ergono in mare nei pressi della spiaggia situata sulla costa adriatica.

Il crollo è certamente una notizia, ma non una novità. Crolla una parte di falesia tra Roca e Torre dell’Orso; crolla una scogliera nella zona di Sant’Andrea, ma crolla anche la falesia in località Cerra-Grotta Monaca, a Otranto.

Crolla la scogliera, si sgretola la roccia e cambiano volto le coste salentine. “Il mare dà, il mare toglie“, mormora qualcuno. E brontola certo il mare: onde che appaiono in lontananza, s’avvolgono su se stesse, si gonfiano, fanno schiuma e si frantumano violente, scavando talvolta il piede nella roccia e facendo cedere la parte sovrastante, ridisegnando la silhouette dei litorali nostrani.

Alle volte, dalle retrovie, qualcuno sussurra che dalla mano maldestra dell’uomo si allungano le dita sin quasi a staccarsi dalle proprie sedi, per esplorare in giro, per scoprire sin dove si può arrivare. Quando poi, per impeti di sensibilità o per i pericoli imminenti, si è costretti a riattaccarle al resto della mano, il danno è fatto e rientrare senza scontrarsi con il mutamento di forma e sostanza risulta difficile, talvolta impossibile.

Così dopo il crollo di Sant’Andrea il sindaco Potì è costretto a spiegare che la parte del costone interessata allo smottamento era accessibile anni prima da un tratto di prolungamento del lungomare, in seguito soggetto a interventi di demolizione proprio a causa del pericolo di crollo.

Altre volte, nei pressi di Otranto, si aprono inchieste per sondare il terreno investigativo dei crolli causati da lavori edili per la realizzazione di accessi al mare, con la contestazione di opere non autorizzate e deturpamento di bellezze naturali ad elevata pericolosità geomorfologica.

Poi le scogliere alte e friabili, in continuo sfaldamento, e le inibizioni della Capitaneria di Porto con divieti di balneazione, navigazione e pesca. Allora, pecunia permettendo, ecco le protezioni ai piedi delle falesie. Talvolta, pecunia non permettendo, “non ci sono progetti, previsioni né soldi per intervenire – come spiega Pierpaolo Cariddi, sindaco di Otranto, in occasione del crollo nella zona di Sant’Andrea – sarebbe un intervento impattante e costosissimo – dice – e con le poche risorse che abbiamo non riusciamo neanche a consolidare i pezzi di scogliera e falesia sulle quali insiste una parte di città, figuriamoci il resto”.

Progetti, soldi, ricostruzioni. Ma nel frattempo il mare che batte, una scogliera distrutta e l’immagine di un crollo, che fa certamente notizia, ma non rappresenta una novità.

ph. Francesca Rollo



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