La Bandiera Blu non è certamente un riconoscimento sconosciuto al Salento. Molte coste del Tacco d’Italia, infatti, possono fregiarsi di questo prestigioso titolo, assegnato dalla FEE (Foundation for Environmental Education) alle località costiere di tutta Europa che soddisfano determinati criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione e al servizio offerto, tenendo in considerazione la pulizia delle spiagge, gli approdi turistici e la qualità dell’accoglienza offerta.
Da Otranto alle marine di Melendugno, da Salve e Castro sono tante le località balneari salentine che possono vantare il titolo, ma adesso è il capoluogo Lecce che prova a fare la voce grossa e punta al riconoscimento.
È nato, infatti, il comitato “Marine Leccesi: Bandiera Blu 2020” e che mira, come detto, a portare direttamente nelle marine della città barocca le prestigiose bandiere blu. San Cataldo, Frigole, Torre Chianca, Spiaggiabella e Torre Rinalda non sarebbero da meno rispetto alle località balneari della provincia che possono già annoverare il riconoscimento e così, dopo tante idee, il comitato prova a dare consistenza al progetto.
‘Vogliamo costruire un progetto di sviluppo complessivo per le Marine Leccesi, nel quale inquadrare interventi infrastrutturali e di stimolo alla crescita dell’economia e della comunità locale’, ha commentato Ernesto Mola durante l’incontro di approfondimento sul tema.
Un incontro che ha visto la partecipazione anche di Ferdinando Boero e Simona Fraschetti, dell’Università del Salento, i quali hanno inquadrato la discussione sotto l’aspetto scientifico e tecnico. In particolare Boero ha illustrato gli 11 criteri che descrivono il ‘buono stato ambientale’ (Good Environmental Status), ai quali è necessario riferirsi per definire la qualità di un ambiente marino. Ci sono tanti luoghi comuni che devono essere sfatati: la presenza della poseidonia, che noi chiamiamo alghe, rappresenta invece un indicatore di qualità dell’ambiente marino, e una parte dei rifiuti marini può essere funzionale, se ben gestita, alla ricostituzione delle dune e al contrasto all’erosione.
Simona Fraschetti, invece, è entrata più specificamente nella applicazione alle marine leccesi della Marine Strategy Framework Directive della Comunità Europea, sottolineando come la Regione Puglia, quasi unica in Italia, ha cartografato tutti i 1000 Km di costa, consentendo una precisa conoscenza delle caratteristiche del paesaggio marino, anche del litorale leccese. Si potrebbe tra l’altro accedere a finanziamenti regionali per la costituzione di una Oasi Blu della marine leccesi, che potrebbe contribuire al riconoscimento di Bandiera Blu della Foundation of Environmental Education (FEE).
La “riunione di studio” è stata organizzata da alcuni iscritti al circolo del Partito Democratico di Lecce e simpatizzanti, allo scopo di offrire un sostegno progettuale all’imminente campagna per le elezioni amministrative del 2017: ‘nelle ultime decadi sono sempre state date risposte isolate ai singoli problemi delle marine leccesi, spesso transitorie e provvisorie, che non hanno messo un freno alla loro perdita d’importanza e alla loro progressiva decadenza – ha concluso Mola al termine della riunione. La risposta unitaria alla diversità dei luoghi delle Marine Leccesi può essere data proprio dall’obiettivo enunciato: mettere in atto in maniera coordinata tutti quei provvedimenti di riorganizzazione del territorio finalizzati ad ottenere nel 2020 il riconoscimento di Bandiera Blu.’
Dall’idea al progetto: alle marine leccesi la Bandiera Blu nel 2020
Portare a Lecce la Bandiera Blu nel 2020. Questa la mission del nuovo comitato sorto con il chiaro intento di rivalutare e porre le basi della riqualificazione delle zone costiere del comune di Lecce. ‘Vogliamo rilanciare l’economia e lo sviluppo di queste aree’, commentano.