Darsena di San Cataldo ancora abbandonata, lo sfogo di un pescatore “e nui sempre citti…”

Ha fatto il giro del web lo sfogo di Franchino, un pescatore di San Caraldo stanco di ‘vivere’ accanto ad una darsena ancora sommersa dalle alghe.

«In Danimarca spostano un faro (il vecchio Rubjerg Knude minacciato dall’erosione costiera) per ‘non abbatterlo’, in Cina mille operai sono riusciti a costruire un tratto di ferrovia, più di 80 chilometri, in quattro ore e mezzo. Non siamo in Danimarca, né in Cina, ma a San Cataldo, ma questo non giustifica che non si sia ancora fatto nulla per la darsena, invasa dalle alghe e dai rifiuti». Inizia in questo modo il video di Franchino, diventato subito virale. Uno sfogo amaro che dimostra come la misura sia ormai colma. Un film visto e rivisto più volte.

«Sono un pescatore e vorrei morire pescatore, ma mi hanno rovinato» ha dichiarato ai microfoni di Leccenews24 che lo ha contattato per capire come mai aveva deciso di urlare così forte il suo malcontento, utilizzando i social come cassa di risonanza. Quello delle alghe nel canale è un problema annoso, non solo per i pescatori del posto, come Franchino, ma anche per i cittadini costretti a convivere con i cattivi odori e gli insetti di ogni tipo.

«Se non smaltisco correttamente i rifiuti, mi becco un verbale anche salato, ma chi ha causato questo schifo chi lo multa? Avevano “promesso” che sarebbero partiti presto i lavori per dragare il canale, ma è novembre, l’estate è passata e non si è visto nessuno. Manca sempre qualche ‘carta’, qualche ‘autorizzazione’ eppure le alghe possono essere una risorsa».

Franchino è esasperato e se la prende anche con chi non alza più la voce, forse stanco di non vedere mai un impegno serio per trovare il bandolo della matassa. «Quando ci sveglieremo noi cittadini di San Cataldo? Noi che stiamo sempre zitti a farci prendere in giro».

Impossibile dimenticare le proteste, i sit-in, persino il ‘funerale’ per salutare l’unico approdo sul litorale nord della provincia salentina che non c’è più. Un addio ‘doloroso’ con tanto di manifesti a lutto, l’altarino allestito all’ingresso del porticciolo e i lumini.

Anni di battaglie che hanno sfinito chi le ha combattute, ma c’è chi come Franchino proprio non si rassegna sperando che prima o poi il sogno di “Lecce Lido” diventi realtà.



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