Roma – I dati di chiusura di novembre 2025 restituiscono la fotografia di un mercato automobilistico italiano a due velocità, profondamente segnato da distorsioni fiscali e corse dell’ultimo minuto. Se ci si fermasse alla superficie, il pareggio tecnico registrato rispetto a novembre 2024 (-0,06% con 124.747 targhe) potrebbe sembrare una notizia di stabilità. Tuttavia, scavando tra le pieghe dei numeri elaborati da Dataforce, emerge uno scenario ben più complesso, dove l’elettrificazione forzata dagli incentivi maschera una crisi strutturale della domanda privata.
Il boom elettrico: realtà o “corsa all’ecobonus”?
Il dato che balza immediatamente agli occhi è l’impennata delle auto elettriche (BEV). Per la prima volta in Italia, le auto a batteria hanno superato le 15.000 unità in un solo mese, segnando un clamoroso +131% rispetto all’anno precedente e conquistando una quota di mercato superiore al 12%. Anche le Plug-in Hybrid hanno seguito a ruota, con una crescita del 114%. È il segnale che gli italiani si sono convertiti in massa alla mobilità a zero emissioni? Non esattamente.
“Quello a cui stiamo assistendo non è un cambio di paradigma culturale spontaneo, ma l’effetto tangibile delle scadenze degli ecobonus e della necessità delle case auto di rientrare nei target di emissioni CO2 entro fine anno,” spiega Alessandro Borrelli, General Manager di Noleggio Semplice, azienda leader nel settore del noleggio a lungo termine (https://www.noleggiosemplice.it/noleggio-lungo-termine ). “Le immatricolazioni di novembre sono state ‘dopate’ dalla necessità di scaricare a terra gli ordini incentivati. Se guardiamo il cumulato annuo, la quota dell’elettrico rimane ferma a un modesto 5,8%. Questo ci dice che, esaurita la spinta dell’incentivo statale, la domanda reale fatica ancora a decollare senza un supporto strutturale come quello offerto dal canone di noleggio, che abbatte le barriere all’ingresso.”
La sofferenza del canale privati
Mentre le targhe “green” volano, il cuore pulsante del mercato italiano, ovvero le famiglie e i privati, continua a battere sempre più lentamente. A novembre il canale privati ha perso un ulteriore 4%, bruciando oltre 3.000 targhe rispetto all’anno scorso.
Il bilancio da inizio anno è impietoso: mancano all’appello quasi 84.000 immatricolazioni private, un calo del 10%.La quota di mercato dei privati è scivolata al 53,9% nel cumulato annuo. Le cause sono note: incertezza tecnologica, prezzi di listino inaccessibili per il ceto medio e tassi di interesse che scoraggiano i finanziamenti tradizionali.
Le “forzature” di fine anno: km0 e noleggio a breve termine
A tenere a galla i volumi complessivi ci hanno pensato le cosiddette “auto-immatricolazioni” e il noleggio a breve termine, canali spesso utilizzati dall’industria per smaltire stock e raggiungere obiettivi di volume.
Le auto intestate a case e concessionari sono cresciute del 15,32%, con una market share che ha raggiunto il 14%. Ancora più eclatante il dato del Rent-a-Car (NBT), che ha segnato un +152%.
“Queste ‘forzature’ sono la prova che il mercato non riesce ad assorbire l’offerta in modo naturale,” analizza Borrelli. “Le case costruttrici stanno spingendo volumi sui piazzali, in particolare di auto elettriche e plug-in, per evitare le pesanti sanzioni europee sulla CO2. Tuttavia, questo stock dovrà poi essere smaltito nei mesi successivi, rischiando di deprimere i valori residui e creare ulteriore confusione nel consumatore finale.”
Diesel in caduta libera, avanzano le ibride
Sul fronte delle motorizzazioni tradizionali, il diesel prosegue la sua inesorabile discesa nel comparto vetture, crollando del 30% a novembre e riducendo la sua quota al 13,7%. Anche il benzina puro arretra (-7%), lasciando spazio alle Mild Hybrid che crescono del 14%.
Uno sguardo al 2026
Con un mercato che nel 2025 ha perso oltre 35.000 auto rispetto al già difficile 2024 e ben 350.000 rispetto al pre-pandemia 2019, l’industria automotive italiana naviga a vista. “La sfida per il 2026 sarà gestire la transizione senza drogare il mercato,” conclude il manager di Noleggio Semplice. “Le aziende e i professionisti stanno già virando massicciamente verso il Noleggio a Lungo Termine, che a novembre ha tenuto bene con un +6,5% nel settore veicoli commerciali, perché garantisce costi certi e mette al riparo dalla svalutazione del veicolo. Il possesso dell’auto sta diventando un lusso e un rischio che sempre meno italiani vogliono correre.”
