Decreto sui punti organici, il documento dei Rettori di Puglia e Molise

Questa mattina, presso il Rettorato dell’Università del Salento, la prima conferenza stampa del nuovo Rettore Vincenzo Zara. Per l’occasione sono state presentate le proposte con cui, i Rettori delle Università di Puglia e Molise, chiedono l’integrazione del Decreto Ministeriale.

Dopo la cerimonia formale, che si è tenuta giovedì 31 ottobre presso la sede del Rettorato di Lecce e che ha aperto ufficialmente “l’era Zara”, il nuovo Rettore ha tenuto la sua prima conferenza ufficiale accompagnato dal suo nuovo staff. L’occasione era di quelle importanti anche se, come dichiarato proprio da Vincenzo Zara, “dispiace che la mia ‘prima’ ufficiale si sia tenuta per esprimere alcune lamentele su un determinato argomento”.

Al centro dell’attenzione, il Decreto Ministeriale ripartizione dei punti organico 2013 da cui dipendono i nuovi inserimenti nelle università italiane, che è stato pubblicato il 17 ottobre dopo l’approvazione avvenuta in agosto. Secondo molte università del Sud, infatti, con questo decreto è stata fatta una profonda ingiustizia per quel che riguarda l'assegnazione dei punteggi che determinano le risorse, provenienti da tutte le università, per finanziare le nuove assunzioni.

E se in linea di massima il prelievo più consistente viene fatto dagli atenei in maggioranza del Centro-Sud per finanziare assunzioni al Nord, al centro delle polemiche c'è il punteggio assegnato alla Sant'Anna di Pisa, che svetta in classifica con ben 4,79 punti organico a fronte di 2,25 puti prodotti dai pensionamenti dello scorso anno. Università della quale il ministro Maria Chiara Carrozza era rettore prima di essere nominata ministro dell'Istruzione.

Un dato che, tradotto, significa un turnover del 212%.  E in un momento in cui le università devono fare i salti mortali in tema di turnover il dato ha subito fatto parlare di sé perché, stando così le cose, la Sant'Anna potrà assumere 21 nuove unità di personale ogni 10 pensionati. Più del doppio e caso unico in tutta la pubblica amministrazione.

Così, i Rettori delle università di Bari “Aldo Moro”, del Politecnico di Bari, di Foggia, del Molise e del Salento hanno stilato un documento condiviso per chiedere una modifica del Decreto Ministeriale attraverso alcune proposte. Queste proposte sono state elencate e spiegate questa mattina attraverso una conferenza stampa che ogni rettore ha tenuto separatamente nella propria sede universitaria. Accompagnato, quindi, dal nuovo Direttore Generale dell’Università del Salento, l’avvocato Claudia De Giorgi e dal Prorettore Vicario, il Professore Vittorio Boscia, il nuovo Rettore ha illustrato quelle che dovrebbero essere le modifiche da apportare al decreto.

Si chiede, per esempio, l’immediato ripristino della clausola di salvaguardia con cui lo scorso anno è stato previsto, per ogni università, al massimo il 50% dei punti organico relativi alle cessazioni dei rapporti di lavoro dell’anno precedente.

Poi, ancora, l’immediata emanazione del D.M. per fissare il costo standard unitario di formazione per studente, da determinarsi anche in riferimento ai “differenti contesti economici, territoriali ed infrastrutturali in cui opera ogni singolo ateneo”.

L’applicazione della disposizione che vuole assicurare l’effettiva fruizione del diritto allo studio costituzionalmente sancito. Per un’adeguata copertura degli oneri finanziari nel riparto delle quote aggiuntive per la parte di incentivazione del FFO (il fondo di finanziamento statale ordinario che costituisce la principale fonte di entrata per le università italiane), il Ministro avrebbe dovuto definire specifici incentivi per tener conto dell’impegno degli atenei nelle politiche per il diritto allo studio.

L’introduzione della disposizione, già vigente in materia sanitaria dal 2004 al 2010, per effetto della quale le spese del personale docente e tecnico-amministrativo in regime convenzionale con il sistema sanitario nazionale sono state ricomprese solo per due terzi tra quelle fisse obbligatorie di ateneo.

L’introduzione, infine, di un correttivo al riparto delle risorse, avendo riguardo agli imprescindibili indici di deprivazione sociale elaborati dall’Istat, percentuale di popolazione disoccupata o in cerca di prima occupazione, indice di affollamento e percentuale di famiglie monogenitoriali con figli dipendenti conviventi.



In questo articolo: