Disagi al Cpo di Lecce, il ritiro delle raccomandate diventa un’impresa

La Federconsumatori di Lecce, attraverso una nota stampa, denuncia dei gravi disagi nel trovare parcheggio e tempi di attesa interminabili che stanno incontrano i cittadini leccesi nel ritiro delle raccomandate presso la struttura postale Cpo, sita a Lecce in via Lequile.

Difficoltà nel trovare parcheggio e tempi di attesa interminabili. Sono questi i problemi principali che stanno incontrano i cittadini leccesi nel ritiro delle raccomandate (a volte anche importantissime) presso la struttura postale Cpo, sita a Lecce in via Lequile. La Federconsumatori di Lecce denuncia questi gravi disagi e pone l’accento su questo problema.

Il presidente dell’associazione leccese, Antonio Moscaggiuri, sottolinea il problema e, attraverso una nota stampa, fa notare come: “Una situazione limite, che vede nelle difficoltà di parcheggio e nei tempi di attesa i problemi di una gestione che sottovaluta il servizio al cittadino – a vantaggio non si sa bene di quali altri servizi – atteso che nella struttura operano circa un centinaio di lavoratori, fra portalettere e interni, mentre agli sportelli operano di norma soltanto due impiegati. È anacronistico pensare che un’azienda come Poste Italiane possa avere un ufficio aperto al pubblico, come quello del CPO di via Lequile, dove avere pochi spiccioli per dare il resto agli utenti rappresenta un problema”.

Moscaggiuri, poi, in maniera ironica si pone un paio di quesiti: “Ma quando Poste ha deciso di concentrare la distribuzione delle raccomandate in questo sito, ha pensato ai cittadini? Oppure hanno pensato solo ed esclusivamente alle loro esigenze logistiche e di costo? Chiediamo quindi che Poste riveda le proprie decisioni organizzative e pensi di riportare la consegna delle raccomandate negli uffici di quartiere, o almeno riveda la gestione dell’ufficio di via Lequile, rendendolo più snella e vicina alle esigenze dei cittadini e che non faccia gravare le proprie inefficienze esclusivamente sugli utenti e sui propri dipendenti, spesso incolpevoli agnelli sacrificali di scelte gestionali incomprensibili”.



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