Ecomafia, un giro d’affari da 22 miliardi. Ecco il rapporto di Legambiente

Dal Rapporto 2015 di Legambiente, la Puglia è in testa per l’aumento dei reati ambientali che rappresentano un grosso giro d’affari per la malavita organizzata. Ora la legge sugli ecoreati potrebbe dare una marcia in più alla lotta.

In un Paese dove, a seguito di numerose inchieste giudiziarie che non hanno risparmiato nemmeno il Salento, i traffici illeciti gestiti dalla malavita spaventano per tutte le conseguenze che possono avere sull’ambiente e sulle persone, arriva il rapporto di Legambiente sulle Ecomafie.

Si parla di un giro di affari che sembra proprio non fermarsi e nel 2014 raggiunge i 22 miliardi di euro, con un +7 miliardi rispetto al 2013.
Risultano  quasi 30mila i reati accertati per una media di 80 al giorno, tra gestione illecita dei rifiuti e cementificazione selvaggia. Una implacabile e terribile fotografia che vede nel mirino l’illegalità ambientale.

Nella classifica di numeri e territorio, al primo posto si trova proprio la Puglia che registra un triste primato degli illeciti ambientali.
Poi si trova il Lazio che risulta essere la prima regione del Centro Italia, la Liguria la prima del Nord, mentre la Lombardia vede la maggiore percentuale di indagini sulla corruzione. In merito al totale delle infrazioni, più della metà -per un numero che si aggira intorno ai 15mila – maglia nera di Legambiente in quattro regioni: Puglia, Sicilia, Campania e Calabria, per un totale di 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri.

Illegalità anche nell'agroalimentare, che risulta il settore più redditizio per le organizzazioni criminali che riescono a fatturare fino a 4,3 miliardi.

Nonostante il quadro a tinte fosche a causa del proliferare nella Bell’Italia degli ecoreati, Legambiente spera nella “legge sugli ecoreati", che ha introdotto nel codice penale il delitto contro l'ambiente. Sicuramente un passo avanti nella lotta alla criminalità che riempie le casse della malavita rovinando i nostri territori.



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