Ecomafia 2019, la Puglia è terza nel dossier di Legambiente dedicato all’integrazione di reati ambientali

Crescono in Italia i profitti delle organizzazioni criminali per reati contro l’ambiente soprattutto nelle regioni storicamente avvezze al fenomeno mafioso. Puglia, Campania, Sicilia e Calabria coprono quasi la metà degli ecoreati censiti nel 2018

Il report annuale dedicato all’integrazione di illeciti ambientali redatto da Legambiente parla chiaro: il business delle ecomafia cresce simmetricamente all’impennata dei reati nel ciclo del cemento, nell’agroalimentare, nel settore dei rifiuti e contro gli animali, e una maggiore incidenza delle cosche si riscontra nelle regioni storicamente avvezze al fenomeno mafioso.

In Puglia, Campania, Sicilia e Calabria sono stati commessi il 45% dei 28.137 reati ambientali commessi nel 2018, un dato di poco inferiore rispetto ai 30mila calcolati sul territorio nazionale nel 2017.

Dall’agroalimentare all’archeomafia

Si conferma il trend negativo della Puglia, terza, dietro a Campania e Calabria, nella classifica complessiva che annovera alcune delle fattispecie di reati ambientali presenti nell’ordinamento vigente, catalogate in: rifiuti, cemento, agroalimentare, animali, nuove frontiere, incendi ed archeomafia.

Il ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, la filiera agroalimentare e il racket degli animali sono nel 2018 i settori che fruttano maggiormente, costituendo gran parte dei 16,6 miliardi di euro con cui si è chiuso il bilancio dello scorso anno, implementato di 2,5 miliardi rispetto all’annata precedente.

Sono 368 i clan censiti da Legambiente in tutta Italia, e la longa manus delle organizzazioni mafiose raggiunge anche il territorio pugliese che, quanto al ciclo illegale dei rifiuti e all’abusivismo edilizio, copre rispettivamente il 47% e il 48,2% degli illeciti registrati, sommati alle altre regioni in cui il fenomeno mafioso è particolarmente radicato.

Rifiuti Spa

Il settore denominato “Rifiuti Spa“, comprendente le varie fasi del trattamento dei rifiuti e consistente in accordi trasversali tra i colletti bianchi dell’imprenditoria e della politica e le mani insanguinate delle cosche mafiose, vede la Puglia crocevia, con 5 province su 6 presenti nell’apposita graduatoria: apre Foggia, seconda su scala nazionale con 310 reati, chiude Lecce al 17esimo posto con 79 reati, mentre Bari, che con Napoli e Roma è tra le province con il più alto numero di illeciti, occupa la settima posizione.

Ciclo del cemento e abusivismo edilizio

Ampio spazio nel dossier è stato dedicato anche al ciclo del cemento e all’abusivismo edilizio, assestato intorno al 16% sul territorio nazionale e individuato quale principale strumento per bypassare le disposizioni legislative, attraverso convergenze illecite tra politica e cosche strutturate attorno a tangenti e giri di mazzette.

Delle 100 inchieste aperte nel 2018, 5 vedono la Puglia chiamata in causa. Nell’elaborazione del cemento spiccano ancora Bari e Lecce, rispettivamente settima e nona, a testimonianza di una progressiva dilatazione degli interessi dei sodalizi criminali, sempre più attenti alle nuove frontiere del mercato e alle possibilità di arricchimento che l’infiltrazione garantisce.



In questo articolo: