Il nuovo DPCM è stato firmato nella notte dal premier Giuseppe Conte. Misure più restrittive per far fronte alla seconda ondata di Coronavirus in Italia e che viaggiano su due binari: misure valide su tutto il territorio nazionale (cosiddetta “zona verde”), misure ulteriormente restrittive a livello territoriale a seconda che le singole regioni siano inserite o nella cosiddetta “zona rossa” o in quella “arancione”.
Le nuove misure resteranno in vigore da venerdì, 6 novembre, fino al 3 dicembre, e in serata è avvenuta anche l’assegnazione dei vari “colori” da parte del Ministro della Salute Roberto Speranza. La curva epidemiologica nazionale ha costretto il Governo ad adottare un primo ventaglio di misure su tutto il territorio nazionale e che, quindi, valgono dappertutto.
Coprifuoco dalle 22 alle 5: non si potrà uscire di casa se non per motivi di lavoro, salute o urgenza (servirà l’autocertificazione), chiusura di cinema, teatri e musei e mostre, punti scommesse; nei festivi serrande abbassate anche per i centri commerciali (ad eccezione delle farmacie, generi alimentari, tabacchi ed edicole).
Bar e ristoranti chiuderanno alle 18, mentre per la scuola didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori.

Le Regioni
L’Italia sarà suddivisa in tre aree a seconda degli scenari di rischio. Le singole Regioni saranno inserite in una o l’altra delle zone sulla base di criteri oggettivi basati su 21 parametri, vagliati dal ministero della Salute. E sarà appunto un’ordinanza del Ministro della Salute a inserire concretamente le Regioni nelle diverse zone.
La Regione resterà nella fascia assegnata per almeno 15 giorni. Lombardia, Piemonte, Calabria, Val d’Aosta sono la ‘zona rossa’ che somiglia al lockdown vissuto a marzo e aprile. Aperti solo alimentari e farmacie, spostamenti da casa solo per lavoro, salute o altre comprovate necessità.
La zona arancione
Per due regioni, Puglia compresa insieme alla Sicilia, è previstao la zona arancione, un livello di rischio intermedio che prevede misure particolari.
Non sarà possibile spostarsi – in entrata e in uscita – dalla Regione se non per i soliti motivi di lavoro, sanità e urgenza con autocertificazione). Consentiti anche gli spostamenti necessari per la didattica a distanza. Possibile il rientro al proprio domicilio o residenza.
Vietati gli spostamenti al di fuori del proprio comune se non per ragioni di avoro, studio, sanità e urgenza. O per servizi aperti e non disponibili nel proprio comune. All’interno del proprio comune ci si potrà spostare rispettando però le misure nazionali (quindi coprifuoco dalle 2 ad esempio).
Chiusi h.24 bar, ristoranti, pub, gelaterie, pasticcerie ad esclusione di mense e catering.
Insomma, una vera serrata, molto simile ad un lockdown, che però nel tacco d’Italia sta già facendo discutere. Non è ancora stata varata la nuova ‘zona pugliese’ e in molti sono già in fibrillazione.
La Puglia (che ha rischiato persino di finire nella zona rossa) va verso un lockdown soft, ma per qualcuno le nuove misure sembrano essere già contrassegnate da ‘irragionevolezza’.
Non sono ancora noti tutti i parametri con cui il Ministero della Salute dichiarerà una regione di un colore o dell’altro, ma l’arancione con cui si colorerà tutta la regione fa storcere il naso a più di qualcuno.
Sui social, infatti, ci si interroga se la provincia di Lecce – che conta numeri sul contagio più contenuti rispetto ad altri territori regionali (anche oggi nell’ultimo bollettino)- debba subire le stesse restrizioni del nord pugliese.
“La distribuzione dei casi varia da provincia a provincia – si legge in una nota di Paolo Pagliaro, Consigliere Regionale del Movimento Regione Salento e da Giulio Serafino del Direttivo MRS – e non ha alcun senso logico e giuridico prevedere una applicazione indiscriminata e generalizzata delle nuove regole a tutta la Puglia”.
Il direttivo del MRS, quindi, si rivolge direttamente al Presidente Michele Emiliano perché lo stesso DPCM prevede la possibilità di derogare alle misure in alcune condizioni.
Tale strumento è rintracciabile nell’art. 2 del DPCM 03.11.2020, il quale comma 2 recita testualmente: “Con ordinanza del Ministro della Salute adottata ai sensi del comma 1, d’intesa con il presidente della Regione interessata, può essere prevista, in relazione a specifiche parti del territorio regionale, in ragione dell’andamento del rischio epidemiologico, l’esenzione dall’applicazione delle misure di cui al comma 4” (quelle tipiche, cioè, del regime previsto a livello regionale).
“Michele Emiliano ha l’obbligo di tutelare l’intera regione, certo, ma non può ignorare differenze di fatto esistenti tra il Salento e il resto della Puglia. I salentini non meritano un lockdown”, chiosano Pagliaro e Serafino.
Sono dunque ore di attesa e già montano le polemiche.
