Frase omofoba? No, un ‘errore grossolano’: scuse dell’ambulante ad Arcigay Salento

Il proprietario del chiosco in via Trinchese chiede scusa ad Arcigay Salento. Non era sua intenzione offendere i gay. Un ‘errore grossolano’ legato ad una reazione ad alcune offese ricevute qualche attimo prima della frase.

In queste ultime ore è stato oggetto di accuse pesanti soprattutto sui social network. L’esposizione della lavagnetta le cui scritte invitavano i genitori a tener lontani i propri bimbi dai gay – peraltro nella Giornata mondiale contro l'omotransfobia – ha creato sgomento in città. Insomma, un gesto dal quale tutti si sono riservati di prendere le distanze. Eppure, il proprietario del chiosco situato in via Trinchese, ci tiene a chiarire la propria posizione. Anzitutto, non era sua intenzione attaccare il panorama omosessuale. Un malinteso. Nato, però, da un errore grossolano. Ma a venire etichettato come omofobo no, non ci sta. Questo quanto emerso dall’incontro avvenuto tra Arcigay Salento voluto dall’esercente e dal padre del ragazzo autore della frase messa in mostra, per imbastire un dialogo.

Nella riunione personale col Presidente Roberto De Mitry, Arcigay ascolta la versione dell’imprenditore, invitato anche a confrontarsi sull’episodio con l’Associazione LeA Liberamente. E, attraverso un comunicato stampa, intende specificare alcuni punti. Primo tra tutti, il fatto di non essersi trovati al momento dei fatti. “Arcigay Salento non ha chiesto all'imprenditore le dinamiche, il perché è stato detto questo o quello o dettagli sui fatti: questa sarebbe stata una grave interferenza e ruolo che ad Arcigay Salento non era stato né chiesto né auspicato (anche dall'associazione stessa). Il Presidente ha ascoltato cosa l'imprenditore avesse da dire, con le modalità di counsel e accoglienza designati”.

Insomma, l'obiettivo che sia Arcigay Salento che l'imprenditore si sono prefissati è esclusivamente quello di diffondere le scuse dell'imprenditore stesso, guardando oltre la faccenda attraverso il dialogo e la sensibilizzazione: mission dell'Associazione. Del resto, non potendo chiedere scusa ad uno ad una alle persone che potevano ritenersi offese dalla frase, i due hanno chiesto ad Arcigay Salento di pubblicare diramare la loro dichiarazione. “Se non ci fosse dialogo soprattutto in situazioni come questa, la nostra associazione non avrebbe motivo di esistere”. “La questione ha coinvolto Arcigay Salento, in modalità nuove e impreviste per noi, quindi chiediamo scusa per eventuali errori di valutazione e gestione della crisi ma abbiamo ritenuto opportuno trattare questo caso con delicatezza e riservatezza, come tutti i casi che ci vengono illustrati al nostro sportello di ascolto”.

Il padre del proprietario si recò presso l'attività del figlio per aprirla. Al momento dell'arrivo l'apertura sarebbe stata ostruita da strumenti inerenti all'evento di LeA. Lui chiese, avendo problemi di movimento fisico, di spostare parte degli strumenti per poter avere la possibilità di aprire la porta verso l'esterno. Pare che siano partite delle esternazioni verbali da parte di alcuni ragazzi e ragazze poco piacevoli nei confronti del padre dell'imprenditore. Da premettere che fino a quel momento, entrambi non avevano concezione che l'evento fosse dedicato alla giornata mondiale contro l'omotransfobia. Anzi, pensavano che fosse un'associazione che valorizzasse le attività ludiche per bambini. Rimasto talmente male dalle offese, riservate a lui e al padre, senza pensare che potesse risultare offensivo ha poi scritto la frase in questione sulla lavagnetta; inserendo a fine frase una freccia come per indicare il luogo dell'evento e non i "gay" in generale. Una cosa non giusta e, per questo, arrivano le scuse alla comunità LGBT per averla offesa. Non era assolutamente sua intenzione.

L'incontro, dopo la chiarificazione, ha toccato diversi temi, esposti dal Presidente: il significato dell'acronimo LGBT, le famiglie omogenitoriali, la lotta contro l'omotransfobia e le rivendicazioni della nostra comunità. “È emersoci rivela Arcigay Salento nella nota pervenutaci in redazione – che sia il padre che l'imprenditore frequentavano assiduamente, essendo amici con le proprietarie, un noto locale leccese fortemente connotativo all'epoca della comunità arcobaleno salentina e ancora nella memoria di molti”. 



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