«Scambiatevi un segno di pace» e in Chiesa cade il gelo. Il rito religioso al tempo del coronavirus

Chi ha deciso di partecipare alle funzioni religiose, al momento dello scambio del segno di pace ha avuto più di qualche titubanza. La Diocesi di Venezia ha reso facoltativo il rituale

La Chiesa di Venezia non ci ha pensato due volte e in giorni difficili come questi in cui si teme la diffusione pandemica del coronavirus ha reso facoltativi alcuni rituali come lo scambio della pace quando i fedeli sono chiamati a stringersi la mano l’un l’altro.

Si tratta di uno dei momenti più attesi della Messa cristiana quando la comunità si sente per davvero unita. Probabilmente il significato iniziale del gesto era da ricercare nell’esortazione di Gesù che raccomandava di accostarsi all’altare a condizione di essere in pace con i fratelli; poi col tempo la stretta di mano tra fedeli ha assunto un senso più universale riferendosi soprattutto alla Pace che solo il Signore può donare ma che i cristiani si possono e si devono scambiare in segno di unione ecclesiale.

Il coronavirus ha messo lo zampino e la coda anche in questo rituale. Le indicazioni igieniche fornite, a tutti i livelli, dai responsabili delle politiche sanitarie sono chiare, chiarissime: lavarsi sempre accuratamente le mani ed evitare i contatti inutili che potrebbero essere vettori del virus.

Chi ha deciso di partecipare alle funzioni religiose – e nella giornata di oggi, stando alle segnalazioni giunte in redazione, in tanti se ne sono tenuti lontani per paura di stare in situazioni di sovraffollamento di persone – al momento dello scambio del segno di pace ha avuto più di qualche titubanza. E non è escluso che nelle prossime giornate anche altre diocesi, oltre quella di Venezia, possano rendere facoltativi quei gesti che sono ritenuti possibili strumenti di contagio.



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