«Nel mese di marzo al Pronto Soccorso dove ero stato destinato, quello di Piacenza, c’erano almeno 50 persone al giorno con polmonite da Covid19. Di fronte a certe scene devi dimenticare tutto e dedicarti anima e corpo ai pazienti». È per i malati costretti a lottare con questo nemico invisibile che Gabriele Bonavoglia, Lele per gli amici, ha risposto alla chiamata per reclutare infermieri da inviare negli ospedali delle città più colpite dall’epidemia. Un esercito di angeli in corsia per dare una mano nella lotta contro il Coronavirus in un momento in cui sembrava stesse vincendo tutte le battaglie, soprattutto quelle “silenziose”, combattute tra le parenti delle terapie intensive e dei reparti di rianimazione.
Il coordinatore infermieristico del Dipartimento Socio Sanitario di Poggiardo, originario di Spongano, non ce l’ha fatta a stare a guardare. E ha inviato la domanda per far parte della task-force «Infermieri per Covid». La sua era una delle quasi 10mila candidature presentate, donne e uomini di tutte le età che avevano dimostrato un grande senso del dovere. Quando il curriculum del capo-sala salentino è stato selezionato è cominciata la sua missione. Lele ha salutato la sua bella famiglia ha fatto le valigie, mettendoci dentro tanto coraggio ed è partito contribuendo a scrivere una importante pagina solidale nell’emergenza causata dalla pandemia.
Ora è tornato a casa, da sua moglie e dai suoi quattro figli riportando in nella valigia con cui era partito l’orgoglio e la soddisfazione di aver messo la propria professionalità al servizio di chi, in un momento difficile, aveva bisogno di aiuto. «Occorre agire con i fatti e non con le parole» aveva detto prima di partire. E, fortunatamente, sono stati tanti gli “eroi” quotidiani che hanno lasciato tutto per ‘amore’ del proprio lavoro e degli altri.