Il granchio blu può assumere interesse economico, il ricercatore Mancinelli: “Coinvolgiamo i pescatori”

Ha assunto un grande interesse nel dibattito lanciato da Leccenews24 la specie aliena presente nel Mediterraneo ormai da molto tempo.

“Coinvolgiamo i pescatori del posto a trarre anche beneficio economico dalla commercializzazione di questa specie. Potrebbe essere un sistema per coadiuvare sviluppo economico e controllo di un ecosistema messo alla prova dalla presenza di specie aliena”. Chiaro e diretto il messaggio di Giorgio Mancinelli, ricercatore universitario dell’Università del Salento ed uno dei più importanti esperti del Callinectes sapidus, noto anche come granchio blu.

Il discorso partito da un semplice allarme per segnalare alle famiglie la presenza di un granchio di dimensioni doppie rispetto a quelle dei tradizionali animali da scoglio conosciuti nel Salento si trasforma in qualcosa di più importante e di più complesso.

Come vi avevamo già detto, in un periodo di grandi migrazioni, non sono solo le persone a spostarsi, ma anche le specie che abitano mari e oceani. E nell’ultimo secolo la presenza di specie non autoctone è aumentata, grazie anche al contributo dell’uomo: tra navigazioni intensificate e opere ingegneristiche internazionali, l’impatto sugli ecosistemi si fa sentire. Il cambiamento della popolazione delle nostre acque è già avvenuto e, forse, non c’è molto da fare. Ma quel poco che si può fare interessa, oltre che la ricerca, anche i pescatori, grazia ai quali forse una quadratura si può trovare. Ed anche qualche beneficio economico.

Tutto parte dal crostaceo azzurro: la specie aliena che ha fatto parlare di sé

Nei giorni scorsi il famigerato granchio blu ha tenuto incollato moltissimi utenti sul web, tra foto, video e segnalazioni di avvistamenti. E insieme all’ilarità suscitata dalla definizione di specie ‘aliena’, titolo che il crostaceo si è conquistato per la sua origine non autoctona, non si sono risparmiate nemmeno le polemiche.

È stato l’ex Assessore all’ambiente Andrea Guido a puntare il dito contro l’Università del Salento per l’introduzione e la proliferazione di questa specie aliena nelle acque del Salento, attribuendo alla ricerca del polo leccese la responsabilità di aver portato la specie direttamente alla laguna di Acquatina. Accuse, quelle di Guido, prontamente smentite prima da Maurizio Pinna, ricercatore dell’ateneo salentino, e da Luigi De Bellis, Direttore del Di.S.Te.Ba che ha prontamente ‘pizzicato’ il politico.

Ma la questione non si esaurisce qui e a chiedere spazio per alcune precisazioni è uno degli esperti più accreditati dell’ateneo salentino per poter parlare di Callinectes sapidus (questo il nome scientifico del granchio blu), Giorgio Mancinelli, ricercatore dell’Università del Salento, che ormai da anni si occupa della specie aliena e degli impatti che essa ha sull’ecosistema.

Dott. Mancinelli, nei giorni scorsi si è molto discusso di questo ‘famigerato’ granchio. Tutto è partito dall’allarme lanciato dall’Associazione ATA-PC: è vero che questo crostaceo è pericoloso?

“Ci sono state alcune imprecisioni nelle informazioni dei giorni passati. Callinectes sapidus non è da considerarsi pericoloso, a meno di non disturbarlo. I granchi che sono ben visibili a riva sono, in realtà, le femmine durante la fase di spiaggiamento, a seguito della schiusa delle uova in mare. Se non direttamente disturbati, questi granchi non sono aggressivi”.

L’ex Assessore all’Ambiente ha chiamato in causa l’Università del Salento per la proliferazione di questa specie aliena a partire dalla laguna di Acquatina. Secondo Guido sarebbe stata l’Università ad introdurre il granchio nella laguna.

“Il primo avvistamento del granchio blu risale al 2001 nel bacino di Ugento, ma la specie è presente nel Mediterraneo sin dal 1930. È a partire dalla Turchia che è iniziata la diffusione fino alla presenza più recente sulle coste del Salento. Quello che dice Guido non corrisponde al vero. L’ex Assessore si riferisce alla questione degli avannotti, però erroneamente. Non è infatti ipotizzabile alcuna relazione tra il granchio blu e gli avannotti; non serve essere esperti in ecologia per saperlo. Inoltre, un’azione di questo tipo andrebbe esplicitamente contro le direttive dell’Unione Europea”.

Come è avvenuta allora la diffusione della specie atlantica?

“Gli spostamenti in natura sono sempre avvenuti ed il Mediterraneo è diventato un hot-spot di specie aliene, soprattutto negli ultimi 15/20 anni. Alle naturali migrazioni, si è aggiunto il contributo dell’uomo, fondamentalmente in tre modi. Per cominciare, alcune opere ingegneristiche hanno avuto un impatto non indifferente: per esempio l’apertura del canale di Suez ha messo in comunicazione acque che prima non lo erano. In secondo luogo, responsabili sono i vettori legati alla navigazione, con le acque di zavorra o gli organismi che crescono sulle carene delle navi. Infine, alcune introduzioni accidentali sono dovute all’acquacoltura”.

Che impatto ha l’introduzione di una specie aliena?

“Il bilancio è certamente negativo per l’ecosistema in cui la specie è introdotta. Non avendo le costrizioni dell’areale nativo, la specie aliena prolifera indisturbato a scapito delle specie autoctone. Per esempio, i granchi nativi del Salento pesano la metà del granchio blu che non incontra nessuna difficoltà a predarli. Ma l’impatto è anche economico, per tutte quelle specie che hanno interesse commerciale e sono minacciate dall’introduzione della specie aliena”.

Cosa si può fare allora?

“Bisogna avere uno sguardo più ampio. L’Università del Salento è stata l’unica (fino al 2018), con le attività condotte dai ricercatori del Di.S.Te.Ba, a prendere in considerazione l’impatto sull’ecosistema. Per trovare la quadratura il ruolo dei pescatori è, infatti, molto importante. Non si può fare molto per controllare la proliferazione delle specie aliene (pensi che sono rari i casi documentati di buona riuscita), pertanto non è da sottovalutare la valenza economica che queste specie hanno. Se il granchio blu assume interesse economico, i pescatori possono certamente contribuire al controllo della specie”.

(Foto in copertina di Leonardo Scorrano)



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