Granchio azzurro nei mari del Salento, Guido e De Bellis si pizzicano

Botta e risposta tra l’ex assessore all’ambiente del Comune di Lecce e il direttore di Di.S.Te.BA sul crostaceo alieno e sul bacino dell’Acquatina.

Tutto era cominciato con l’allarme lanciato dall’associazione ATA-PC. Primula Meo, la vicepresidente, aveva invitato a prestare attenzione al crostaceo ‘alieno’, avvistato in quantità copiose sulle spiagge delle marine leccesi. “I bagnanti prestino molta attenzione, controllando soprattutto i bambini che, scambiandolo per un comune granchio autoctono, potrebbero ferirsi sia per la forza con cui stringe le sue chele taglienti sia per la presenza di spine acuminate sul carapace”.

Era solo un messaggio di allerta, eppure il granchio azzurro non avrebbe mai immaginato di finire al centro di una spy-story salentina. Ogni estate ha bisogno del suo racconto magico e questo sembra avere tutti gli elementi per esserlo. Nemmeno era stato postato l’articolo che subito erano giunti i primi commenti, molti dei quali assai ben dettagliati. Tutti andavano in un’unica direzione: quell’animale non originario dei mari salentini proliferava ormai in maniera incontrollata perché sfuggito al controllo della ricerca universitaria nel bacino dell’Acquatina di Frigole. “Informatevi da dove arrivano perché non vengono da Marte ma dall’allevamento di Frigole che un tempo era dell’Università! Hanno portato loro questa specie che poi abbandonando il tutto ha continuato a riprodursi ed a fuoriuscire indisturbata visto lo stato di abbandono”.

A rispondere a queste ‘informazioni di strada’, bollandole come fantasiose ricostruzioni, ci aveva pensato un ricercatore di Unisalento, il dott. Maurizio Pinna: “Il granchio azzurro si trova in Albania, Grecia, Sardegna, nello Jonio; pensare che la laguna di Frigole possa essere al centro di questa invasione non ha senso”. Sulle accuse, poi, all’Università di avere portato il granchio azzurro all’Acquatina e di averne perso il controllo, Pinna era stato ancora più esplicito. “A quale progetto scientifico si riferiscono? Chi ha coordinato le ricerche? Facciano nomi e cognomi, altrimenti siamo nel campo delle parole che rimangono nel vago”.

Ma a non rimanere nel vago era stato proprio l’ex assessore all’ambiente del Comune di Lecce, Andrea Guido, neovicepresidente del consiglio comunale del capoluogo. Intervenendo nel dibattito social il consigliere aveva fatto espliciti riferimenti: “Fu proprio l’università a sostenere che l’introduzione del granchio blu all’interno del bacino artificiale fu fatta per eliminare degli organismi che non permettevano la crescita degli avannotti. Uno dei fattori dell’abbandono del bacino artificiale dell’Acquatina è stato proprio il proliferarsi di questi organismi e trovarono il modo di dentellarli grazie all’introduzione proprio del granchio blu”. Ma Guido non si ferma qui e ritorna su quello che è stato l’oggetto del contendere tra l’Amministrazione Perrone e Luigi De Bellis, Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento, ultimamente impegnato nella corsa a magnifico rettore, conclusasi, però, con la vittoria di Fabio Pollice.

“A noi cittadini – conclude Guido – è rimasto solo il degrado e l’abbandono totale di quella parte del territorio dove però l’università ha usufruito di milioni e milioni di euro di contributi in cambio del nulla più totale. La storia è lunga e nella pentola a pressione non ci sono solo i granchi blu….”

Il Prof. De Bellis a queste parole non ci sta e su Leccenews24.it, con dovizia di particolari, dà quelle che sono le sue risposte: “Se Guido è a conoscenza di pentole da scoperchiare, dovrebbe farlo, perché tutti ne beneficeremmo. Che senso ha parlare di università in maniera coì generica? Il termine ‘università’ dice tutto e nulla al tempo stesso. Bisogna, dati alla mano, fare riferimento a progetti di ricerca e responsabili di ricerca, dal momento che l’utilizzo dei fondi di cui parla l’ex assessore non è in capo all’ente in astratto bensì a chi, persona fisica, coordina le ricerche. Quindi, di cosa stiamo parlando?”

De Bellis entra poi nel merito del granchio azzurro, retrodatando e di molto, la sua presenza nei nostri mari: “Sono almeno 20, 30 anni che il granchio azzurro si trova nelle nostre acque. Evidentemente si è ben adattato. Riguardo all’Acquatina, voglio precisare, che essa funziona e funziona anche bene. Non è aperta alla fruizione pubblica poiché purtroppo mancano i soldi per poterlo fare. Spiace dirlo, ma gli ultimi fondi che sono arrivati sono antecedenti al 2012”.



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