Il rapporto dello Svimez presentato nella giornata di ieri ha gettato nello sconforto il Sud d’Italia, il Meridione, il Salento. Purtroppo sono anni che la fotografia del territorio è sempre la stessa, peggiorano tutti gli indicatori, a cominciare da quello socialmente importante del lavoro.
Sembra che quanto a occupati, nel sud del Belpaese si sia tornati ai livelli degli anni 70, insomma un salto indietro nel buoi di 40 anni. L’’Italia nel suo complesso, in tredici anni, dal 2000 al 2013 – si legge nel Rapporto – è stato il Paese che è cresciuto meno dell'area Euro a 18, addirittura meno della Grecia. Al solo ricordo di tutto ciò che è accaduto e tuttora accade nel Paese transfrontaliero, gela il sangue al pensiero di quello che potrebbe succedere in Italia.
L’impressione è che la tanto sbandierata priorità del sud da parte dei vari governi che si succedono alla guida del paese, sia appunto soltanto una bandiera da sventolare, magari nel periodo elettorale, senza metterci mai per davvero idee e cuore. E senza parlare, a questo punto, anche delle colpe del Sud che se non cresce non può pensare solo che la colpa sia degli altri, deresponsabilizzandosi di tante scelte sbagliate compiuete nel passato, a volte solo per convenienza.
Il Paese Italia correva e continua a correre a due velocità; e questo, non ce ne vogliano gli amici del Nord, è anche un problema per loro, perché quando i consumi non ripartono su tutto il territorio anche per le imprese del Settentrione diventa difficile trovare nuovi mercati fuori dai propri confini regionali.
"La drammatica fotografia del Mezzogiorno che il rapporto Svimez ci offre oggi è uno schiaffo in faccia, l’ennesimo, che il Sud subisce, nonostante gli sforzi e l’impegno di aver dovuto remare il doppio e il triplo contro la crisi e le difficoltà, non avendo mai potuto contare sull’appoggio concreto dei governi nazionali. E nessuno ci venga a fare lezioncine di economia: aspettiamo il governo alla prova dei fatti”. Non usa giri di parole il senatore Dario Stefano, presidente della Giunta delle Elezioni di Palazzo Madama, per commentare i dati di ieri dello Svimez.
“Già, perché sono decenni – prosegue Stefàno – che sentiamo affermare che l’Italia può ripartire solo se riparte il Sud, ma sinora non c'è stata e purtroppo continua a non esserci la disponibilità dei governi nazionali a rimettere al centro dell'agenda politica il Mezzogiorno, con le sue criticità ma anche le sue straordinarie potenzialità. D'altronde non è difficile ricordare le parole degli ultimi Presidenti del Consiglio, nei discorsi di insediamento o a Bari in Fiera del Levante e le tante promesse d'impegno per il Sud puntualmente disattese nell'azione di governo, con la scelta di destinare sempre più fondi e risorse per infrastrutturare il nord”.
‘I dati resi noti dallo Svimez – tuona Ignazio Messina, Segretario nazionale dell'Italia dei Valori – denunciano ancora una volta la situazione sempre più drammatica in cui versa il Meridione d'Italia, che deve tornare ad essere una priorità politica assoluta del governo. Servono fondi, strategie e un investimento in classe dirigente in grado di affrontare le grandi sfide necessarie per lo sviluppo del Sud: lavoro, legalità, sicurezza, infrastrutture. È necessario che il governo vari un piano Marshall straordinario per sostenere la crescita di un territorio dalle grandi potenzialità ma piegato da fortissime disuguaglianze sociali, dove è ripreso un poderoso fenomeno di emigrazione al nord e all'estero e dove troppo spesso i migliori talenti sono costretti ad andarsene a causa della gravissima desertificazione sociale ed economica in corso.’
“Se la Svimez scatta la drammatica fotografia di un Sud che, dal 2000 al 2013, è cresciuto la metà della Grecia, in Puglia vogliamo lanciare di nuovo il nostro appello a Michele Emiliano: basta rincorrere il consenso, adottando paradigmi a trazione sempre ideologica. È stato il gap che ha frenato la crescita in questi dieci anni di governo Vendola ed Emiliano deve prendere atto del fallimento e cambiare registro, prima che la desertificazione industriale bruci ogni valore del nostro territorio”. Lo ha dichiarato il presidente del Gruppo di Forza Italia, Andrea Caroppo. “In questi anni – ha aggiunto- abbiamo perso innumerevoli chance di sviluppo perché il pregiudizio politico di qualcuno frenava ogni timido input. Dalla perdita di importanti investitori ad una burocrazia opprimente. È così che abbiamo visto chiudere imprese e realtà produttive, abbandonate dal governo regionale. Ergo, abbiamo bisogno di sterzare e cambiare rotta immediatamente, con una politica che non abbia paura di attuare le politiche industriali. L’ambiente è una risorsa ed il paesaggio è la chiave del florido turismo pugliese, ma non sono sufficienti per creare una visione di futuro. "
“Ancora una volta, la Svimez interviene e fa emergere una grande verità: le politiche di assistenzialismo al Sud sono state un fallimento e l’unica via d’uscita è puntare sulle imprese che creano occupazione e sviluppo”. Ha dichiarato ieri Paolo Pagliaro, dell’Ufficio di Presidenza e responsabile dipartimento Regionalismo , Federalismo e Identita' territoriali di Forza Italia “Non possiamo restare sorpresi –prosegue- nel vedere che il mezzogiorno sia cresciuto la metà della Grecia dal 2000 al 2013. Da noi, le politiche di sostegno e di attenzione alle imprese non esistono. Ma è anche colpa di quella organizzazione del Paese inutile, inefficiente e inefficace. Il federalismo fiscale, in quest’ottica, resta la chiave di volta per ridare impulso all’economia, in Regioni nuove , di dimensione ottimale ed omogenee, tutte uguali, a statuto speciale".
Ieri, abbiamo presentato un libro in cui si raccontano i detti popolari salentini intraducibili. Ecco, per l’occasione ne vorremmo tirare uno fuori dal cassetto: ‘scire te retu a retu’, ossia continuare a peggiorare senza intravedere spiragli di miglioramento. Una bella auto-analisi farebbe bene al Paese, ma prima ancora al Sud.
