Il Salento tra integrità del paesaggio e sviluppo dell’economia turistica

Riflessione sul sistema di sviluppo locale alla luce delle tante contraddizioni dell’estate 2015 che segna un punto di cambiamento e di svolta nell’accoglienza turistica e nella promozione dell’immagine e dell’economia del territorio.

La grande contesa politica e culturale di questi tempi e dei prossimi anni riguarda le modalità di crescita del territorio, come esso, inteso nella sua complessità di sistema, intende andare avanti. Un sistema territoriale deve, infatti, andare avanti. Non può e non deve rimanere fermo, deve cambiare e deve poterlo fare nel rispetto delle tradizioni da conservare e sulla base di programmi nuovi di emancipazione culturale ed economica.
Che cosa significa con esattezza programmare il futuro, di cosa bisogna preoccuparsi? La risposta a queste domande non è semplice ma va tentata.

Il Salento è cresciuto molto sul piano dell’appeal, è migliorato nell’offerta turistica, si è rafforzato nelle produzioni culturali ed artistiche. La politica degli eventi, brillantemente portata avanti da pubblico e privato negli ultimi 15 anni, ha cambiato il volto di un territorio agricolo e ammalato di malinconica solitudine. Le flotte pacifiche che stanno raggiungendo il sud della Puglia in questa memorabile estate 2015 sono il segnale di un cambiamento in atto, ma non sono la risposta alle domande di cui sopra. Quelle risposte dobbiamo darle noi, attingendo alle riserve auree della nostra aristocratica cultura salentina.

La nostra preoccupazione non deve essere riferita a quanti turisti vengono da noi per fare le vacanze, ma se stiamo dando l’immagine giusta di ciò che siamo, se stiamo diventando ciò che vorremmo essere. Le carenze di servizi che ci segnalano gli operatori, pur contenti del lavoro immenso di questi mesi estivi, ci devono imporre una riflessione. Probabilmente ci manca qualcosa e quel qualcosa ha un nome. Si chiama politica.

Questa terra non ha una politica di sviluppo. Negli ultimi due anni almeno, in Salento si è cessato di fare politica. Non c’è, badate bene, un solo segnale positivo di nuova scaturigine, non ci sono novità, né progetti
esordienti. Siamo fermi al lavoro di fine anni ’90, senza una visione che accompagni gli stimoli, pur ammirevoli e apprezzabili che muovono l’economia di ogni giorno. Il turismo a cui ci stiamo abituando non sia per noi un canto delle sirene, bello, seducente, ma magari impossibile, non ci faccia finire, insomma, nelle secche di un torpore dal quale sarà difficile destarsi. I problemi sono infiniti, silenziamo le sirene e mettiamoci a discutere sulla sicurezza, sul supporto strategico agli imprenditori, sui reali agenti di sviluppo e sui fattori di rischio.

In un’estate così esplosiva abbiamo bisogno di strade sicure su cui viaggiare, ben tenute e rifinite e invece abbiamo strade incredibilmente trascurate, con asfalto sconnesso dappertutto e con vegetazione incolta che arreca pregiudizio agli automobilisti. Il Salento ha bisogno di rotatorie sul modello francese, ovvero ogni tanti km sulle vie provinciali, mentre ha necessità delle 4 corsie sulle strade statali. La sicurezza e l’incolumità pubblica vengono al primo posto e la vita umana, ben prima della campagna e del paesaggio.

Abbiamo bisogno di maggiore presenza di forze dell’ordine, primo perché infonde sicurezza (il cittadino onesto non può che essere contento di vedere in giro più pattuglie di polizia e carabinieri, mentre il fuorilegge li teme), secondo perché disincentiva torti, abusi e intenti criminogeni. Parliamo di operatori di polizia che vanno legittimati nel loro ruolo sociale, garantiti e supportati. Non eroi che si fanno in quattro ma lavoratori del bene che fanno il loro mestiere con naturalezza.

Abbiamo bisogno di contenere quella voglia matta che ci spinge a fregare il prossimo. Il turista è buono e caro ma è abituato bene, pretende e non perdona. Talvolta i prezzi in alcuni ristoranti o stabilimenti balneari sono esagerati e vanno resi più equanimi ed omogenei. Insomma ci serve un piano condiviso e una direzione politica, che francamente non vediamo. Nessuno di coloro che resiste in quei residui centri di potere amministrativo e politico ci sembra in grado di cambiare una virgola di quanto detto. Ecco perché non è solo questione di programmi e interventi, è soprattutto questione di uomini e donne. Quelli giusti, che dobbiamo far venire al mondo subito e farli crescere velocemente in sapienza e forza d’animo.



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