Inaugurato l’anno giudiziario, i magistrati protestano contro la riforma 

La cerimonia è stata aperta dal presidente della Corte d’Appello, Roberto Maria Carrelli Palombi di Montrone. Si è tenuto, tra gli altri interventi, quello del procuratore generale facente funzioni, Giovanni Gagliotta.

Ha avuto luogo questa mattina, la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025. L’edizione di quest’ anno è stata contrassegnata da forme di protesta, legate alla riforma della giustizia sulla separazione della carriere.

A partire dalle 9, i magistrati, come stabilito dalla delibera nazionale dell’Anm, prima di accedere nell’aula magna della Corte di appello del tribunale di viale de Pietro, si sono incontrati e sono state distribuite coccarde tricolori ed ognuno si è munito di toga e copia della costituzione.

Dopo l’intervento del rappresentante del Csm, Michele Forziati e prima di quello del rappresentante del governo, Nicola Selvaggi, hanno abbandonato l’aula, per poi farvi rientro alla fine del discorso.

Tale forma di protesta ha comportato una modifica dell’ordine degli interventi, che a sua volta, ha generato la retrocessione temporale solo nei confronti dell’Organismo Congressuale Forense, come sottolineato dallo stesso in un comunicato. Per questa ragione, l’OCF ha deliberato di non prendere parte attiva alla cerimonia, ritenendo che si sia verificato un «evidente svilimento del valore rappresentativo dell’OCF e, quindi, dell’intera Avvocatura». Era comunque presente la Giunta dell’ordine degli ordini degli avvocati di Lecce, presieduta da Antonio De Mauro,  il quale ha tenuto il suo intervento come da prassi, sottolineando “l’importanza del riconoscimento della pari dignità delle parti ed il rispetto delle due funzioni previste dalla legge”.

Il presidente della Corte di Appello

Il presidente della Corte d’Appello, Roberto Maria Carrelli Palombi di Montrone ha tracciato un bilancio dell’attività giudiziaria, affermando: “La difesa costante dell’autonomia e dell’indipendenza della Magistratura, che, non mi stancherò mai di ripetere, costituiscono non un privilegio o una rendita di posizione ma una garanzia posta a tutela dei diritti dei cittadini, si attua attraverso tutti i presidi previsti dal circuito dell’autogoverno ed in particolare attraverso la professionalità di ogni magistrato, della quale, anche attraverso la Scuola Superiore della Magistratura, deve essere garante il C.S.M….. Ma a ciò deve necessariamente accompagnarsi in ogni magistrato la consapevolezza dei limiti nell’ambito dei quali deve svolgersi la funzione, limiti fissati, non soltanto dal rigoroso rispetto delle regole, ma anche da canoni non scritti di serenità, riservatezza ed equilibrio che portano necessariamente a rifuggire da qualsiasi forma di protagonismo personale o dall’assunzione di missioni improprie”.

Ed ha aggiunto: “Ciò detto, sono costretto a rappresentare che, ancora ed anche frequentemente, la Magistratura è costretta, attraverso i suoi organismi istituzionali e la sua rappresentanza associativa, a difendersi da accuse che vanno ben oltre la sempre legittima critica delle decisioni degli organi giudicanti o anche delle iniziative delle Procure della Repubblica”.

Carrelli Palombi ha concluso: “Continuo a credere in un Paese nel quale tutte le forze politiche, forti del loro consenso popolare, abbiano a cuore l’autonomia e l’indipendenza dei loro giudici….perché il paese ha ancora bisogno di magistrati liberi, orgogliosi del proprio ruolo nella società ed ispirati al modello costituzionale”.

Il procuratore generale

La cerimonia, per il resto è andata avanti regolarmente e l’attenzione si è focalizzata sulle carenze di organico. Come ha sottolineato il procuratore generale facente funzioni, Giovanni Gagliotta si tratta di: “Scoperture che minano la possibilità di un efficace lavoro degli uffici requirenti”. Ma ha aggiunto: “Qualche elemento di conforto si trae dai nuovi arrivi. In primo luogo, la nomina a Procuratore generale di Ludovico Vaccaro, attuale Procuratore della Repubblica di Foggia, che a breve prenderà possesso dell’ufficio”.

Problemi altrettanto gravi, ha sottolineato Gagliotta: “derivano dalla qualità e insufficienza dei mezzi materiali indispensabili per l’attività giudiziaria moderna. Mi riferisco, in particolare, alle risorse informatiche”.

Gagliotta si è poi soffermato sul tema dell’edilizia giudiziaria. “Com’è noto a tutti, purtroppo il distretto di Corte di appello di Lecce è rimasto uno dei pochissimi in Italia ad essere privo di una cittadella della giustizia. Un unico polo giudiziario moderno. Vari progetti si sono susseguiti nel tempo Altri analoghi progetti sono stati tuttavia finanziati per altre Corti di Appello, mentre da noi sono rimasti disponibili gli originari 70 milioni di euro. Con la minima somma disponibile si vuol adottare un progetto che solo eufemisticamente è stato chiamato Cittadella della giustizia diffusa. Laddove l’aggettivo diffusa non significa altro che verrà mantenuta l’attuale situazione di divisione degli uffici giudiziari presso diversi complessi immobiliari -taluni tristemente noti per la loro inidoneità strutturale – a cui se ne aggiungeranno altri di nuovi, come l’ex palazzo Parlangeli”.

Ed ha continuato, affermando: “Una attenzione necessaria deve essere rivolta alla situazione carceraria nel distretto. Così come avviene per tutta Italia, anche nelle carceri presenti nel distretto di Corte di appello di Lecce assistiamo a un grave fenomeno di sovraffollamento che rende difficilmente gestibile la sicurezza all’interno delle carceri e ancor più difficile garantire il controllo dei detenuti e svolgere i programmi di rieducazione degli stessi. Ai problemi sopra descritti si aggiunge una realtà criminale che continua a dimostrarsi pericolosa per la vita civile di questo territorio. E di infiltrarsi anche nei gangli delle amministrazioni pubbliche, in particolare delle amministrazioni locali. Ed a tal proposito ha fatto riferimento al discorso del nuovo Procuratore capo della Repubblica di Lecce, Giuseppe Capoccia (fresco di nomina)  che “ha posto giustamente l’accento su tale pericolo nella sua relazione”.

Ed ha concluso il suo intervento, sostenendo: “La giustizia è essenziale affinché una società possa definirsi una comunità statuale e non un aggregato informe o delinquenziale. Per questo è necessario che l’amministrazione della giustizia, anche nel nostro territorio, sia resa efficiente ed efficace”.



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