Infermieri del Fazzi in stato di agitazione:’Basta, non ci sentiamo sicuri’

Infermieri dell’ospedale ‘Vito Fazzi’ di Lecce in stato di agitazione. Non si sentono sicuri per via delle continue aggressioni, chiedono un incontro alla direzione e denunciano l’insostenibile organizzazione del lavoro.

Delle parole decise, molto forti. “La professione dell’infermiere al Fazzi? Quasi uno sfruttamento da “caporalato”. Una situazione allarmante. Una categoria mortificata e calpestata”. Si può dire che non usi giri di parole l’avvocato Antonio Tarantino, segretario della Uil-Sanità. Alla riunione di giovedì scorso infatti – indetta insieme al segretario del sindacato Nursind, Graziano Accogli – è stata decisa la mobilitazione per dire basta alle condizioni di stress lavorativo degli infermieri. Che, spesso, gli stessi definiscono disumane. Non solo. La direzione Asl deve ancora affrontare il problema delle aggressioni al personale. Le uniche tutele risultano, ad oggi, gli interventi del primario e della caposala. In questi giorni è in corso, oltretutto, la trattativa nazionale con l’Aran. E se non si arriverà ad un accordo, il 28 novembre gli autonomi scenderanno in piazza insieme ai confederali per il mancato rinnovo del contratto.
 
“Proclamiamo lo stato di agitazione del personale e giovedì 19 incontreremo il direttore sanitario Antonio Sanguedolce e il direttore del Fazzi, Giampiero Frassanito”. “Vaglieremo i problemi che riguardano gli infermieri del Pronto soccorso – prosegue – e i gruppi operatori dove l’accorpamento deciso dal direttore Gorgoni non ha prodotto risultati. Dopo la sparatoria dei giorni scorsi chiederemo che venga tutelata la sicurezza del personale e dei cittadini. E parleremo delle criticità dovute alla mancanza di personale di supporto, come in neurochirurgia, nei laboratori, in genetica medica e via dicendo”.
 
Deciso a fare il punto sulla sicurezza anche Accogli, che – ci fa sapere l’Associazione ‘Salute Salento’ in una nota stampa – guarda ad altre criticità. “Un’altra situazione precaria riguarda l’organizzazione del lavoro e le mancate assunzioni di personale – incalza il segretario Nursind – mancano operatori socio-sanitari, tecnici e infermieri. Il 25 novembre partiranno le disposizioni della comunità europea che prevedono di rispettare 11 ore di riposo dopo ogni turno di lavoro. Riposo che se viene a mancare aumenta concretamente il rischio di errori clinici”.
 
Poi interviene Gabriella, un’infermiera che racconta i momenti di tensione che si vivono all’accettazione del pronto soccorso. “Al triage – dice – rischiamo ogni giorno l’aggressione alle spalle, perché entrano dalle porte aperte. Soggetti scalmanati, alterati e intolleranti, in ansia per i loro parenti”.
 
“Spesso, mentre si sta registrando l’accesso, qualche familiare si sente male, sviene e devi correre a prestare soccorso, portare una sedia, una barella. Non ce la facciamo più”, conclude.
 



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