
Dopo l’ultimo articolo di Leccenews24 sulla presenza di lupi nel Salento, riceviamo e pubblichiamo con piacere alcune considerazioni che, al termine della lettura e di un dibattito interno, sono scaturite in seno al ‘Coordinamento a tutela del lupo nel Salento‘ di cui fanno parte le seguenti sigle: Oipa, Enpa, Lav, WWF, Nuova Lara, Earth Puglia, Aigae, AgriAmbiente, FareAmbiente, The Green March, Nogra.
“Dopo aver letto l’ultimo articolo di Leccenews24 sulla presenza dei lupi nella nostra provincia, come “Coordinamento a tutela del lupo nel Salento” crediamo sia opportuno chiarire alcuni aspetti che, a nostro parere, sono stati estremizzati, esposti in modo da indurre inevitabilmente le persone ad avere paura senza una reale conoscenza della specie.
L’intento dell’articolo è senz’altro condivisibile, ovvero far passare il messaggio che la fauna selvatica (e soprattutto il lupo) non va mai alimentata per mano umana. Messaggio ineccepibile, che condividiamo totalmente.
Tuttavia, l’affermazione “i lupi si stanno avvicinando sempre più ai centri abitati e alle persone”, come riportato nell’articolo, è una di quelle frasi non supportata da alcun dato scientifico e che può destare allarmismo ingiustificato.
In realtà, i pochi avvistamenti in aree urbane riguardano esemplari in fase di dispersione, fenomeno totalmente naturale, che in un territorio antropizzato come il Salento può portare gli esemplari ad essere avvistati in aree antropiche.
Quegli avvistamenti non sono, quindi, necessariamente legati a somministrazione di cibo per mano umana.
Affermare che i lupi si avvicinano alle persone è fuorviante, infatti basta guardare i tanti video diffusi in rete: nella maggior parte dei casi, si tratta di animali ripresi da persone che li inseguono (commettendo anche un reato) nella speranza di ottenere qualche visualizzazione in più ma i lupi non si avvicinano, scappano, confermando la loro natura schiva nei confronti dell’uomo.
A questo proposito, è doveroso chiarire anche la vicenda del lupo di Alimini di qualche anno fa. Quando l’esemplare fu catturato presentava segni evidenti di un collare: un chiaro segnale che qualcuno lo aveva allevato in cattività, rendendolo, di conseguenza, confidente nei confronti dell’uomo. Non ha mai sbranato persone: ha strappato un vestito, un fatto da non far passare indifferente ma ben diverso.
Quel lupo, divenuto confidente per colpa della mano umana, è stato portato in un’area faunistica recintata, non è mai stato liberato in un parco naturale, sorte che spetta agli esemplari considerati, appunto, confidenti.
Non comprendiamo, inoltre, l’allarme lanciato per l’estate.
Durante la stagione estiva, la presenza umana aumenta esponenzialmente, sia di giorno che di notte ed è quindi altamente improbabile che i lupi si facciano vedere in luoghi affollati, poiché eviteranno accuratamente il contatto con l’uomo.
Dipingere scenari allarmistici, come sostenevamo in premessa, non serve a nessuno, se non a creare confusione e paura ingiustificata.
Infine, arriviamo ai “cagnolini sbranati“.
Troppo spesso, come associazioni, vediamo cani vaganti sul territorio, investiti sul ciglio delle strade, vittime dell’incuria dei proprietari. Il lupo è un predatore, e come tale si comporta. Se gli lasciamo prede facili e non custodite, se abbandoniamo rifiuti, carcasse di animali, placente dopo i parti del bestiame, lui farà semplicemente quello che la natura gli ha insegnato a fare.
Abbiamo obblighi morali e legali: proteggere i nostri animali, custodirli adeguatamente, rispettare le leggi e non inquinare.
Sono piccoli accorgimenti che possono garantire una serena coesistenza con la specie”.