
Parigi, 36 Avenue Georges-Mandel. Era il 16 settembre 1977 quando sulla vita di Maria Anna Cecilia Sofia Kalogheropoulou, passata alla storia come Maria Callas, cala il sipario. L’orologio aveva da poco segnato le 13.30, quando la notizia della morte della Divina cominciò a diffondersi. Arresto cardiaco, questa la causa del decesso scritta sul referto medico. Parole che si affrettano a smentire le voci di suicidio partite dall’appartamento al terzo piano del palazzo signorile, dove il corpo della cantante lirica venne ritrovato. Una morte solitaria, a soli 54 anni, spettacolare per tristezza.
Una diva che non fu mai felice
Il cuore aveva ceduto, non aveva retto agli abbandoni «quello della voce e quello delle persone amate» come aveva raccontato Franco Zeffirelli, ma in molti si sono chiesti (e continuano a chiedersi) se la cantante greca non sia tolta la vita. Chiacchiere sussurrate, pettegolezzi che avevano trovato forza negli ultimi anni di vita della Diva. C’era il “mistero” del dimagrimento improvviso, diventato persino una leggenda metropolitana. Si diffuse la voce che la Callas avesse ingurgitato una tenia, il verme solitario, per garantirsi quella perdita di peso rapida che le avrebbe consentito di imitare un suo mito, Audrey Hepburn, ammirata in Vacanze romane. Certo è che quei chili in meno le hanno fatto conosce il piacere dell’eleganza. A vestirla da gran signora era Biki, nipote di Puccini, il cui genero, Alain Renaud, le numerava i completi in modo da avere vestito, cappello, guanti e scarpe coordinati, senza sbagliare.
C’era poi la love story da copertina con il magnate del petrolio, ritenuto l’uomo più ricco del mondo Aristotele Onassis per cui aveva lasciato il marito Giovanni Battista Meneghini, di 27 anni più grande. E il ‘giallo’ del figlio Omero perso pochi minuti dopo la nascita a causa di un’insufficienza respiratoria. E ancora il matrimonio del suo grande amore con Jackie Kennedy, la vedova del presidente americano John Fitzgerald assassinato a Dallas nel 1963.
E ancora, l’addio alle scene, costellato di ritorni annunciati e sempre smentiti, la depressione dopo la morte dell’armatore greco e l’omicidio di Pier Paolo Pasolini che l’aveva voluta nel film “Medea”, l’insonnia che aveva costretto la Callas ad assumere dosi sempre più massicce di Mandrax (metaqualone), medicinale che si procurava illegalmente e a cui pare si riferissero i cenni alla “droga” che costellavano le ultime pagine del suo diario.
La fine
Non era rimasto nulla delle luci del palcoscenico, dei riflettori sempre puntati. La più grande soprano di tutti i tempi nel giro di cinque anni perse ogni cosa: voce (pare che la Callas soffrisse di un disturbo neuromuscolare che avrebbe ‘spiegato’ le débâcle degli ultimi tempi, come quando rifiutò di tornare in scena per il secondo atto di Norma con il Presidente Gronchi in teatro), amori, gloria. Tutto. Era rimasta sola. In quella grande casa dove si è spenta.
Sembra che quello di essere cremata fosse un desiderio della Divina, una volontà confidata ad una domestica, Bruna: «[…] fai spargere le mie ceneri nel mar Egeo. Abbraccerò il mio Aristo attraverso il mare… ».