‘Non dobbiamo pagare il biglietto del treno per gli spostamenti di lavoro? Falso!’, la testimonianza di una dottoressa a Leccenews24.it

I medici, nei loro spostamenti professionali, non devono pagare il biglietto solo su treni nazionali come il frecciabianca o il frecciarossa. Sono tenuti al pagamento in caso di utilizzo dei treni regionali

In questi giorni difficili in cui si sta combattendo una guerra senza quartiere al coronavirus, sta crescendo sempre di più nel Paese l’affetto della popolazione nei confronti dei camici bianchi. È un grazie senza se e senza ma quello che i cittadini si sentono di rivolgere a medici, infermieri, oss e personale sanitario in genere. Donne e uomini impegnati in prima linea che, per curare i pazienti, stanno mettendo a rischio la propria salute e in tanti, troppi casi, anche la propria vita, visto che spesso si opera e si agisce senza i necessari e performanti dispositivi di protezione individuale.

Eppure non tutto va come dovrebbe andare, se ancora accadono episodi come quello segnalato oggi alla redazione di Leccenews24. È stato raccontato più volte dalle autorità politiche nazionali e regionali che i medici che si spostano sul territorio per effettuare un mestiere che sta diventando senza retorica una missione non devono pagare il biglietto ferroviario.

Tutto vero? Niente affatto. Una dottoressa salentina che presta il suo servizio a Bari è stata fermata ieri e le è stato chiesto di pagare regolarmente il ticket. Già, perché come le ha riferito con imbarazzo il controllore, il biglietto non lo pagano solo se i medici si spostano sui treni nazionali, nella fattispecie sul frecciabianca o frecciarossa che dovrebbero collegare il capoluogo salentino a quello di regione. Ma in epoca di trasporti contingentati, di questi treni risultano essercene pochi, pochissimi, in orari non conciliabili con l’attività.

Bisogna dunque ricorrere ai treni regionali. Ma, ironia della sorte, per questi mezzi di trasporto non è prevista la gratuità per i medici che devono, invece, pagarsi per intero il biglietto.

Assurdità italiane, alle quali ha posto rimedio il personale ferroviario che, in via eccezionale, dopo i dovuti controlli sull’effettiva attività della passeggera, accertatisi che si trattava di un medico in servizio a Bari, hanno soprasseduto forse contravvenendo ai loro obblighi aziendali ma meritandosi la stima dei cittadini.

‘Vado e vengo da Bari ogni giorno, ho messo a rischio la mia vita, in queste ore devo sottopormi a un tampone per verificare se ho contratto o meno il coronavirus, sono sottoposta a turni massacranti e mi chiedono il pagamento del biglietto. In che Paese viviamo?’ ci chiede la dottoressa.

Già, non sempre alle parole, alle belle parole per gli eroi e per gli angeli, come vengono chimati, seguono i fatti come sta dimostrando la trattativa sindacale sul riconoscimento al personale sanitario delle indinnità di rischio.



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