
C’è chi non è riuscito a vincere la battaglia contro il Covd19, nonostante gli sforzi di medici, infermieri e personale sanitario che si sono presi cura del paziente, non solo cercando la terapia più giusta per evitare il peggio. La pandemia ha svelato il volto umano di questi “angeli in corsia” – come sono stati chiamati dopo le immagini scattate e diventate il simbolo della lotta, spesso difficile, in corsia – che hanno dovuto colmare il vuoto lasciato dagli abbracci e dalle strette di mano vietate, e stare vicino ai malati come se fossero nonni, padri, madri e fratelli, visto che i familiari non potevano farlo.
C’è una giornata voluta per non dimenticare le vittime del Covid, il 18 marzo come nel giorno del corteo composto e silenzioso dei camion di Bergamo, ma non serve aspettare l’anno prossimo per ricordare chi non c’è più, chi è andato via. Per questo, su suggerimento del dottor Carmelo Catanese, della dottoressa Sturdà e del dottor Giuseppe Pulito, Don Gianni Mattia ha celebrato una messa al Dea per ricordare i pazienti che si sono spenti in questi due anni. 234 deceduti solo al Dea. I loro nomi sono stati letti, ad uno ad uno, perché nella conta quotidiana di contagi e decessi, ci si dimentica facilmente che nei reparti ci sono volti e storie, persone che lottano, che combattono per farcela. Anche se poi non ci riescono. Una preghiera è stata dedicata alle famiglie, provate dal dolore e dalla sofferenza.
La commozione è stata tanta, anche tra i medici che hanno ricordato momenti, emozioni e vissuti che hanno toccato cuore e anima.
Il virus non è ancora stato sconfitto, la battaglia continua con qualche arma in più, ma è una carezza al cuore ricordare chi non c’è più e il prezioso lavoro di tutti i professionisti che con grande amore e umanità hanno combattuto e continuano a combattere contro questo virus.