Si è spento nella notte Pino Salamina, un grande uomo che ha scritto una pagina importante della storia di questa terra. Il suo nome è legato indissolubilmente alla scoperta della Grotta dei Cervi di Porto Badisco, la «Cappella Sistina» del Salento, come è stata ribattezzata dal National Geographic. Era l’ultimo dei “pionieri” rimasto ancora in vita. Ci lascia all’età di 85 anni.
Il ritrovamento del ‘monumento’ neolitico
Era il primo febbraio 1970, quando un membro della spedizione notò, per caso, una cavità inesplorata. «Se bb’è ssuta la sacàra iti truvàtu l’ acchiatura!» recita un aneddoto legato alla scoperta. Quando riuscirono a farsi strada nell’anfratto il gruppo composto da Isidoro Mattioli, Severino Albertini, Remo Mazzotta, Enzo Evangelisti e Daniele Rizzo si è trovato di fronte uno spettacolo senza eguali: 3 mila i pittogrammi in ocra rossa e guano di pipistrello ‘dipinti’ da sconosciuti artisti di migliaia di anni fa, mani di bambini, cunicoli e testimonianze che fanno pensare che quel luogo fosse un santuario, un punto di riferimento spirituale per le popolazioni del Neolitico.
Danze rituali, scene di caccia, simboli ancora tutti da decifrare… immortalati da Salamina, fotografo ufficiale della Grotta dei Cervi.
In questi anni Salamina si è battuto con forza per cercare di valorizzare in tutti i modi quel gioiello, unico e raro, che ha ‘regalato’ al Salento, anche attraverso i suoi scatti ora diventati il simbolo di quella ‘cattedrale’ inaccessibile per le delicate condizioni di umidità e di temperatura. È anche grazie a lui se quel ‘tesoro’ è stato conosciuto.
I funerali sono fissati 15.30 presso la chiesa dei Paolotti, in via Roma, a Nardò.
