Puglia. «Abbiamo valutato positivamente il conferimento della qualifica di “Ecomuseo di Interesse Regionale” per questi siti collocati in diversi punti del territorio pugliese – ha concluso Biagio Ciardo – con la finalità di costruire elementi di integrazione dei beni territoriali, ambientali, culturali e paesaggistici a vantaggio della qualità della vita delle comunità locali e dello sviluppo socio-economico dei territori.
La Consulta Regionale Pugliese degli Ecomusei presieduta da Biagio Ciardo nei giorni scorsi ha mosso i suoi primi passi con l’istituzione di nuove realtà eco museali, allo scopo di recuperare, testimoniare e valorizzare la memoria storica e la cultura materiale e immateriale del territorio.
Dopo un attento screening delle istanze pervenute e le osservazioni tecniche effettuate dal gruppo di Lavoro, la Consulta ha approvato all’unanimità la realizzazione degli ecomusei di Alessano, Botrugno, Vernole, Locorotondo, San Vito dei Normanni e Orta Nova.
Ma cos’è un ecomuseo? L’ecomuseo viene detto anche “museo diffuso” ed è, in buona sostanza, un sistema museale vero e proprio situato su un territorio esteso dove spiccano da un lato il patrimonio naturalistico e dall’altro quello storico-artistico, e dove insistono ambienti di vita tradizionali particolarmente caratteristici, il tutto degno di salvaguardia e valorizzazione.
Diciamo che In genere, per definire efficacemente cosa è un ecomuseo, si adotta una definizione molto figurativa risalente agli anni ‘70 secondo la quale “Un patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio”.
Fu proprio agli inizi degli anni ‘70 che ci si rese conto che si doveva abbandonare la parola museo e pensarne una nuova che la contenesse, ma che ne desse un’immagine diversa: combinando le due parole “museo” e “ecologia” venne da sé il termine Ecomuseo.
In Italia gli ecomusei sono numerosi e spesso molto diversificati fra loro, a seconda delle specifiche interpretative da parte dei soggetti promotori. Attualmente ve ne sono oltre un centinaio di ecomusei, che si occupano prevalentemente di contesti rurali.
Se nell’ecomuseo di tipo rurale sono il paesaggio e l’ambiente a connettere gli altri macrosistemi, in un ecomuseo urbano viene “esposta” più che altro la Comunità locale, intesa come territorio, edifici e soprattutto sistema antropico.
La creazione degli ecomusei in Puglia e nel Salento potrà rappresentare un rilancio per l’intero territorio in una prospettiva che faccia coincidere e bilanciare valorizzazione delle peculiarità territoriali e comunitarie con lo sviluppo delle stesse aree.
«Abbiamo valutato positivamente il conferimento della qualifica di “Ecomuseo di Interesse Regionale” per questi siti collocati in diversi punti del territorio pugliese – ha concluso Biagio Ciardo – con la finalità di costruire elementi di integrazione dei beni territoriali, ambientali, culturali e paesaggistici a vantaggio della qualità della vita delle comunità locali e dello sviluppo socio-economico dei territori. In questa prospettiva ho potuto apprezzare le proposte avanzate dal Salento e dal Capo di Leuca che, a detta dello stesso Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico, sono risultate di particolare pregnanza e puntualità. »