
Lucugnano, un piccolo borgo nel cuore del Salento, custodisce gelosamente la memoria di uno dei personaggi più eccentrici e amati del Salento: Papa Galeazzo, un parroco di campagna diventato nel corso dei secoli protagonista di storie irriverenti che si tramandano di generazione in generazione. Questo “vecchio” arciprete dalla lingua tagliente e dall’umorismo travolgente ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare locale, diventando protagonista di innumerevoli aneddoti, i famosi “culacchi” .
Chi era questo misterioso prelato?
La figura di Papa Galeazzo è avvolta da un alone di mistero. Secondo alcuni il suo nome è legato alla fantasia popolare che ha creato questo personaggio senza peli sulla lingua diventato, nel tempo, una leggenda. Altri sostengono che questo prelato che, secondo la tradizione, camminava sempre con il suo inseparabile somarello comprato alla Fiera de lu paniri de le site di Palmariggi sia realmente esistito. Spulciando tra antichi documenti è stato trovato un parroco, un certo Don Galeazzo De Palma, sacerdote di Lucugnano alla fine del 1500. Altri ancora sono convinti che Papa Galeazzo sia solo la trasposizione, in chiave ironica, di un anonimo cittadino di Lucugnano, famoso per essere temuto e potente o di un parroco realmente esistito, ma mal visto dalla povera gente del paese, tanto da essere beffeggiato con l’appellativo di “Papa”. Era il periodo in cui il Sud esorcizzava la paura e il disagio con la superstizione, la magia e in alcuni casi con l’ironia.
Una cosa è certa: La figura di Papa Galeazzo, arciprete di Lucugnano, aleggia sul Salento come un’ombra gioiosa e irriverente, mescolando realtà e leggenda in un cocktail di aneddoti e barzellette che ancora oggi fanno sorridere.
Un patrimonio culturale
Indipendentemente se sia nato dalla penna di un anonimo autore o se sia realmente esistito, Papa Galeazzo è diventato un personaggio picaresco e anticonvenzionale, un simbolo di libertà e di trasgressione, un antieroe della tradizione popolare che non si faceva scrupoli a prendere in giro i potenti e a svelare le ipocrisie della società. I suoi “culacchi” sono irriverenti, ma sempre accompagnati da una profonda saggezza popolare. E come dimenticare il ‘consiglio’ del simpatico arciprete diventato un detto popolare? “Ieu suntu Papa Caiazzu, faciti comu ieu dicu e no comu ieu fazzu”.
La storia di Papa Galeazzo che con l’ironia seduceva giovani perpetue e mogli di furesi (contadini) è sospesa a metà tra la realtà e la fantasia, ma è più attuale che mai. In un’epoca in cui la serietà sembra essere la regola, la sua ironia e la sua capacità di sdrammatizzare anche le situazioni più difficili sono una boccata d’aria fresca. I suoi racconti maliziosi sono diventati un vero e proprio patrimonio culturale da custodire gelosamente, un modo per tramandare di generazione in generazione usi, costumi e tradizioni locali. Perché le sue storie, così come il dialetto salentino, sono un tesoro inestimabile che ci lega alla nostra terra e alla nostra gente.
I suoi aneddoti, i suoi ‘cunti’, ci ricordano che è possibile affrontare la vita con un sorriso, anche di fronte alle avversità. In un mondo dominato dalle regole, Papa Galeazzo ci ricorda che è importante seguire il proprio cuore e non aver paura di infrangere le convenzioni. Eppure c’è stato un tempo in cui, finito lo spettacolo e calato il sipario, di questo eroe popolare non se ne seppe più nulla. Poi ricomparve dall’anonimato in cui era caduto
Papa Galeazzo diventato anche un fenomeno editoriale con i suoi culacchi ci ricorda che anche in un mondo spesso troppo serio e formale, c’è sempre spazio per un po’ di sana ironia. Forse perché ci fa sentire un po’ più vicini alle nostre radici, alle nostre tradizioni. O forse semplicemente perché ci fa ridere.
E anche se sono passati secoli dalla sua presunta esistenza, la sua fama continua a crescere, dimostrando che il buon umore e l’ironia sono ingredienti fondamentali per vivere una vita felice.