Papà, mi racconti il 25 aprile?

Con le storie di Giuseppina e Loretta rivive il ricordo del 25 aprile 1945. Anni di storia di libertà per tutti gli italiani. Un racconto per i nostri figli.

Giuseppina era una ragazza adolescente che non aveva mai visto Milano, né l’avrebbe vista in seguito e come tante sue coetanee aveva della guerra un’idea molto banale, come di qualcosa che si combatteva lontano.

La città di Lecce nella prima metà degli anni ‘40 non aveva subito particolari traumi per via della guerra mondiale. La Puglia e il Salento non furono fra gli obiettivi principali degli attacchi alleati prima dell’8 settembre 1943 e non furono oggetto di rappresaglie tedesche dopo la notizia dell’armistizio, anche perché gli americani in pochi giorni liberarono gran parte del Sud dalla tirannia del Terzo Reich.

Giuseppina della guerra conosceva solo le sirene che ogni tanto aveva ascoltato quando il padre la portava di corsa nel rifugio anti-aereo sotto la villa comunale, quando la Lecce che conosciamo oggi non era stata ancora costruita.

Non c’era molto da mangiare, la guerra aveva tolto ogni velleità ad una terra già arretrata nella sua tensione economica limitata alla produzione agricola. Nulla di più. Giuseppina apprese della fine della guerra molti giorni dopo, perché la liberazione per mezza Italia era avvenuta già mesi prima.

Loretta aveva 9 anni e nella sua Milano gli echi della guerra erano molto più accentuati. Quando Loretta non vide tornare a casa il papà capì che la guerra era una cosa brutta, che aveva già tanto, troppo, da farsi perdonare, ecco perché fu una delle prime bambine a voler salire sui camion degli americani che passarono dalle vie del centro di Milano, dove sua nonna l’aveva portata per piangere di gioia sul ricordo del figlio partigiano morto l’anno precedente, e per far vedere alla nipotina in anteprima nazionale l’inizio di una nuova era.

Loretta ha raccontato ai suoi quattro figli chi era e che cosa aveva fatto suo padre e un giorno li portò tutti sul limitare di un bosco dell’appennino tosco-emiliano per portare fiori nel luogo in cui era stato ucciso il genitore.

Per 40 anni ha insegnato storia nella scuola superiore e quando nel 2001 andò in pensione regalò a tutti i suoi studenti un fiore che portava il nome del padre partigiano.

Anche Giuseppina ha avuto quattro figli e nonostante l’età avanzata continua a fare la pasta fatta in casa, come quella che preparò per un plotone di soldati canadesi che capitarono a Lecce nei primi mesi del 1945, e che portarono regali indimenticabili.

Giuseppina e Loretta, tra Lecce e Milano, ci hanno raccontato la fine della guerra. Un racconto di 70 anni fa.

Auguri.